I murales di Herakut e altri tra kreuzberg e Torpignattara

Sono in difficoltà: esco dal policlinico universitario Charité di Berlino e sono nervosa.

Guido l’auto quasi in trance, mi fermo al semaforo: ho fatto quella strada a Moabit parecchie volte ormai, sempre per il solito tragitto e per gli stessi motivi, ma non avevo fatto caso al murales in Stromstrasse n. 36.

E’ bellissimo, rappresenta il mio animale totem del momento, l’elefante, ma ha le zanne spezzate ed é portato in braccio da un ragazzo dallo sguardo triste…mi soffermo a leggere le frasi scritte in inglese e in tedesco: As Long As You Are Standing, Give a Hand To Those Who Have Fallen a firma del trio Herakut, Wes21 & Onur, realizzato nel 2018. Scopro più tardi che ha inaugurato il primo festival dei murales a Berlino.

E’ amore a prima vista ed é quello di cui ho bisogno dopo una delusione: é un segno, si deve aver sempre fiducia, tutto s’aggiusta in qualche maniera, sempre.

“Ma chi è HERAKUT?”

In realtà “sono”, perché è un duetto artistico fondato nel 2004 dal Jasmin (“Hera”) Siddiqui di Francoforte al Meno e da Falk (“Akut”) Lehmann di Schmalkalden, che amano girare per il mondo e narrare storie di vita tramite la loro pittura muraria. Sono spesso impegnati in progetti umanitari e contrari ad ogni forma di nazionalismo ed infatti dicono di se stessi che il loro lavoro è un dialogo, perché sono in due e amano confrontarsi e portare due diverse voci dentro la loro opera d’arte.

Passano tre mesi e mi sono ritrasferita a Roma (luglio 2018), sto cercando faticosamente di riprendere la mia quotidianità lavorativa dopo quattro anni a Berlino, mentre percorro via di Tor Pignattara in motorino per incontrare una collega…inchiodo rapita da quest’altro murales in una via perpendicolare, via Capua: ha lo stesso tratto di quello di Berlino, quindi accosto e scendo e mi arrampico su un muretto a contemplarlo. Anche questo è bellissimo per soggetto, colori e frasi accanto al disegno: si tratta di una ragazza avvolta in grande mantello verdeacqua con delle figurine accanto a lei, forse la sua famiglia o comunque i suoi affetti magari lontani, mi dà l’idea di una migrante, una di quelle che arriva qui coi barconi per il Mediterraneo, poi la frase accanto dice in doppia lingua: In our moment of need we rely on the family of humans. I wished we could remember these family bonds in our moments strength e cioè “Nel nostro momento di bisogno ci affidiamo alle persone come famiglia. Sarebbe bello se potessimo ricordarci di questi legami anche nei momenti di forza“.

Nulla di più emblematico in questo quartiere da me amato, vicino al Casilino, dove la romanità si mescola in modo interessantissimo con l’altro, il diverso, ad esempio tanti cinesi coi loro negozietti o arabi ambulanti. Mi sembra quindi un invito all’accoglienza, perché seppure il suddetto quartiere può essere definito multietnico, non é ancora multiculturale. Anche questo murales è a firma Herakut: “affrontiamo temi sociali in modo poetico, aggiungendo con la scrittura un ulteriore livello di comunicazione. Vogliamo che i passanti abbiano stimoli diversi dai messaggi pubblicitari, mentre attraversano la città”, spiega Jasmin Siddiqui alla rivista on-line Redattore Sociale. “Con Street Heart, abbiamo voluto rappresentare l’importanza di sostenere gli altri nei momenti di difficoltà, ricordando che siamo una grande famiglia di esseri umani. Questo è il nostro messaggio, leggibile sia in italiano che inglese, per incoraggiare la gente e i nostri paesi a essere più generosi. Medio Oriente e Africa stanno soffrendo guerre orribili. L’Occidente dovrebbe dare e condividere di più”.

Alcune brutture dell’esistenza vengono affrontate così dal sodalizio artistico e al contempo superate.

Ma cosa sono i murales? Per muralismo si intende quella corrente pittorica affermatasi in Messico ai primi del ‘900 che viene realizzata sulle pareti di grandi edifici pubblici. Ed infatti seppure si rifà alla tecnica pittorica italiana dell’affresco, non è realizzata all’interno di palazzi nobiliari o di notabili, né tanto meno in luoghi di culto con funzione didascalica,  ma questa forma di arte si rivolge ad una grande collettività, é fruibile da ampi strati sociali e diventa l’arte ufficiale della rivoluzione. Uno dei massimi esponenti di questa rottura è stato il pittore messicano Diego Rivera, che in un’esperienza americana è stato dapprima richiesto dall’allora industriale Rockfeller, poi ripudiato da questi per aver inserito in una sua opera il volto del rivoluzionario comunista Lenin proprio al Rockfeller center, tempio del neonato capitalismo statunitense.

Il muralismo è quindi un’arte sociale che può contribuire alla crescita di un Paese e della sua cultura anche attraverso una forma di protesta su temi nevralgici. Con altri significati ne è stato fautore anche il pittore italiano Mario Sironi, che nel 1933 e cioè in piena era fascista (1922-1945) aveva scritto il Manifesto della pittura murale, teorizzando: “La pittura murale è pittura sociale per eccellenza. Essa opera sull’immaginazione popolare più direttamente di qualunque altra forma di pittura, e più direttamente ispira le arti minori. L’attuale rifiorire della pittura murale, e soprattutto dell’affresco, facilita l’impostazione del problema dell’Arte Fascista“. (Mario Sironi)

Vorrei parlarvi ancora di Berlino e di Roma, dei quartieri rispettivamente di Kreuzberg e del Casilino, rispettivamente tra i più interessanti a mio avviso in queste città.

A Kreuzberg, in una precedente gita con delle amiche italiane, mi imbatto in alcune opere che mi hanno molto impressionato:

“ELEPHANT PLAYS WITH BALLOON” (in Wilhelmstraße, 7), una recentissima opera (2016) di JEDOR TONG AKA S.Y.R.U.S., artista tedesco di madre francese e padre cambogiano, cresciuto a Berlino, che dimostra di padroneggiare bene entrambe le culture europea e asiatica, perché nella cultura orientale questo animale, oltre ad essere sacro nel buddismo e nell’induismo, nella rappresentazione con la proboscide all’insù simboleggia fortuna e prosperità, oltre pazienza e saggezza. Nella cultura cristiana ha pure una valenza positiva, in quanto è simbolo di temperanza e castità e simboleggia il Cristo che domina sul male, schiacciando il serpente.

“THE THINKER”, proprio vicino al precedente murales, è la trasposizione pittorica della scultura “Il pensatore” del francese Rodin e non posso fare a meno di fermarmi anch’io a pensare e farmi scattare una foto col mio zainetto rosso.

Appena più in là una cosa che mi colpisce tanto  e che voglio chiamare “CERVELLO IN LIBERTÀ”, si tratta della raffigurazione anatomica di un cervello, che funge da pallone di una mongolfiera. Non so nulla dell’autore, ma mi da un messaggio chiaro: “La mente umana è come un paracadute, funziona solo quando è aperta” (Albert Einstein).

“LEVIATHAN” (in Oberbaumstraße 12), cioè il mostro biblico del Leviatano, che successivamente nella filosofia di Hobbes diviene simbolo dell’autorità dello Stato che si afferma con la rinunzia dei sudditi, una delega assoluta di poteri al sovrano e così tale idea viene resa nel murales dal suo autore italiano, BLU da Senigallia nel realizzare con tecnica certosina il mostro come non più creatura marina, ma antropomorfa e formata da tanti omini rosa che vengono fagocitati a loro volta dal mostro. Questi ha lasciato il segno anche sulle pareti dell’Hangar a Milano Bicocca. Artista impegnato politicamente, ha protestato nel 2014 a Berlino contro la crescente speculazione edilizia, arrivando ad oscurare due sue opere…”Hut ab dafür !“, tradotto “Tanto di cappello !”

“THE YELLOW MAN” dei gemelli brasiliani OS GEMEOS (in Oppelner Straße, 3- 10997): questo faccio fatica ad ammirarlo, talvolta bisogna andare alla ricerca nelle pareti laterali e poche volte frontali; ha un volto deformato e un po’ grottesco, mi ricorda quasi i Simpson, ma mi piace, è molto espressivo.

Cambiando zona di Berlino e precisamente nel quartiere del Mitte, vicino al complesso Hackesche Höfe (in Rosenthaler Strasse) altra meraviglia, a soffitto in una galleria, mi ha commosso lo scorso natale: questa “DONNA DANZANTE” è una menade moderna, pervasa da un fuoco sacro

In zona ha anche aperto alla fine del 2017 il primo museo a Berlino dedicato alla street art in Bülowstraße 97, “URBAN NATION”

Sempre a Mitte abbiamo inoltre l’iperrealismo di “UNTER DER HAND” del 2014 (in Brueckennstrasse, 16 – 10179) di CASE MACLAIM, un team di cui fa parte nella realizzazione di questo capolavoro Andreas von Chrzanowski, specializzato in iperrealismo, nato in Turingia, ha collaborato guarda caso con Akut (di Herakut). Questo di seguito il messaggio che ha voluto veicolare con questa opera di impatto..è potente, a mio avviso: un messaggio di forza e unità in queste due mani sovrapposte non tanto come movimento fisico, quanto piuttosto politico ed il fatto che non vi sia un contesto specifico, lascia allo spettatore modo di riempire personalmente di significato il messaggio.

Qui vicino c’è la mia amata Kraftwerk e proprio all’entrate della metro, quando mi muovo per andare al festival Atonal o a qualche evento là con la metropolitana, all’uscita della U-bahn c’è questo bellissimo “memento mori”, perché in fin dei conti i teschi che li dipinga Frida Kahlo o questo espressivo muralista sono un simbolo di quotidianità, del ciclo della vita, morte e rinascita 

E torniamo a Roma, su Via di Torpignattara 83 (angolo via Rovetti), il murales “CANZONE PER UNA SIRENA” del peruviano CARLOS ATOCHE racchiude anch’esso un altro Pensatore  ed è stato totalmente autofinanziato dai residentI della palazzina nell’ambito del progetto culturale “Muri sicuri” finanziato da 100 guide turistiche ed altri donatori nel territorio dell’Ecomuseo urbano Casilino Ad duas Lauros (si estende dal parco di Centocelle, sulla Casilina, fino a Villa Gordiani, sulla Prenestina, includendo le vie di Torpignattara, Acqua Bullicante e Tor de Schiavi).

 

Sempre a firma dello stesso autore sulle mura della scuola in Via Francesco Laparelli abbiamo un omaggio alla classicità con la testa della dea greca “AFRODITE” staccata dal corpo e appoggiata a terra e, secondo l’artista,: “chissà che grazie alla solidarietà e al coraggio della comunità/cittadinanza non si possa ricollocare nuovamente la testa della dea e restituire la vita alle città“.

In questo quartiere meticcio, popolato di gente che si è trasferita col solo scopo di trovare una vita migliore, abbiamo degli importanti omaggi alla romanità, quasi dei numi tutelari: Anna Magnani e Pasolini.

E’ del 2014 un importante omaggio a Pierpaolo Pasolini su di un murales, definito – a ragione per potenza espressiva- la cappella Sistina di Torpignattara, mi riferisco all’opera in Via Galeazzo Alessi di NICOLA VERLATO, intitolata “HOSTIA LA CADUTA”. Spiega l’artista come: “Questo lavoro rappresenta la discesa del corpo di Pasolini al momento della sua morte. In alto si vede la figura del presunto assassino Pelosi e due giornalisti che lo intervistano. Pasolini precipita verso un luogo allegorico, una sorta di isoletta in cui trova se stesso bambino seduto sulle ginocchia della madre cui dedica i suoi primi versi, mentre si rivolge a Petrarca, suo mentore ideale a quel tempo”. Vicino a lui c’è anche il poeta controverso Ezra Pound, che lo scrittore incontrò nel 1969 per un’intervista.n accostamento ardito, data la distanza ideologica che separava le due icone letterarie del Novecento: “Credo che i due artisti siano accomunati dall’essere stati respinti dalla società ”.

Da ultimo vorrei segnalarvi un murales invece che è sull’Aurelia nuova, verso il 13° km, vicino casa mia a Roma: lo trovo di grandissimo impatto per tratta delicato, ma colori vivissimi…e così mi capita in un pomeriggio d’estate di uscire dal grande raccordo anulare, inchiodare la macchina e contemplare, perché l’arte, qualsiasi arte, crea estasi e incanto.

Dopo aver vissuto da vicino queste esperienze pittoriche meravigliose, vissute tra Berlino e Roma, mi tornano alla mente le parole -che condivido appieno- dell’artista serba MARINA ABRAMOVIC: “I realise the power of art that does not hang on the walls of galleries“.

About The Author

Violetta

Sono italiana e faccio su e giù tra Berlino e Roma dall'estate del 2014. Amo il mare, stare all'aria aperta, leggere ed imparare cose nuove, nonché viaggiare in compagnia. In BerlinitalyPost parlo di alcune "divergenze" percepite da un occhio italiano a Berlino; contrasti che potrebbero essere più formali che sostanziali, se si vuole essere europei e sintetizzare molteplici aspetti culturali, che convivono molto bene qui a Berlino.

Related posts

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *