Orso d’Oro al film franco israeliano Synonymes, Orso d’Argento per la migliore sceneggiatura all’italiano La Paranza dei Bambini.

“Dedico il film alle ONG che salvano le vite in mare e ai maestri di strada a Napoli che salvano vite nei quartieri. Scrivere questo film è stato un atto di resistenza, perché raccontare la verità nel nostro paese è diventato difficile.” Queste le parole di Roberto Saviano ieri sera dopo aver ricevuto l’Orso d’Argento per la miglior sceneggiatura alla Paranza dei Bambini, film tratto dal suo omonimo romanzo e scritto assieme al regista Claudio Giovannesi e allo sceneggiatore Maurizio Braucci. Di nuovo un riconoscimento al cinema italiano qui alla Berlinale, con cui a dire il vero non è stata avara negli ultimi anni, con il massimo premio  a “Cesare non deve morire” nel 2012 e a “Fuocoammare” nel 2016. Maurizio Braucci dedica il film ai ragazzini del Sud Italia, che avrebbero bisogno di molto più sostegno e aiuto e Giovannesi lo dedica “al nostro paese, l’Italia, nella speranza che arte, formazione, cultura tornino a essere una priorità.”

Resa malinconica dalla scomparsa del grande attore svizzero Bruno Ganz la giornata di premiazione della 69. edizione del Festival di Berlino e dall’addio di Dieter Kosslick dopo diciotto anni di direzione artistica. La prima parte della serata di Gala è stata interamente dedicata a Kosslick, ai ringraziamenti di rito da parte della Ministra della Cultura  Monika Grütters e da quelli sentiti di molte persone comuni. Tante le star internazionali che Kosslick ha portato al Festival, dai Rolling Stones a Meryl Streep ad Angelina Jolie e tanto l’impegno politico:  “I festival d’arte e cinematografici sono politici, in quanto combattono per i diritti umani, devono combattere per i diritti umani” spiegava ancora ieri mattina durante la premiazione delle Giurie Indipendenti.  Ed è stata proprio una delle giurie indipendenti, la giuria FIPRESCI, della „Fédération Internationale de la Presse Cinématographique“ ad assegnare nella sezione Panorama il suo premio al film italiano Dafne, diretto da Federico Bondi, ritratto delicato e senza cliché di una giovane donna con Sindrome di Down che si carica sulle spalle la responsabilità famigliare dopo la perdita della madre.             

Synonymes | Synonyms | Synonyme – Land: FRA/ISR/DEU 2019 – Regie: Nadav Lapid – Bildbeschreibung: Tom Mercier – © Guy Ferrandis / SBS Films

E se lo scorso anno l’Orso d’Oro è andato a un film assolutamente inaspettato, quest’anno la scelta è stata solo un po’ meno sorprendente: Synonymes del franco-israeliano Nadav Lapid, che dedica tra le lacrime il premio alla madre scomparsa durante il montaggio del film, racconta delle difficoltà e delle contraddizioni di un giovane israeliano che (come lo stesso Lapid negli anni ’90) tenta di integrarsi a Parigi cercando di rinnegare il proprio paese d’origine.

Meno sorprendente invece il Gran Premio della Giuria che va a François Ozon per Graçe a Dieu, sulla pedofilia nella Chiesa Cattolica francese. Premiati due film tedeschi quest’anno: Orso d’argento Alfred Bauer   a  Systemsprenger, opera prima di Nora Fingscheidt, storia di una ragazzina problematica (interpretata dalla sorprendente Helena Zengel) alle prese con i servizi sociali tedeschi,  e l’Orso d’Argento per la Miglior Regia a Ich war zu Hause, aber di Angela Schanelec, acclamato in patria ma stroncato da tanta altra critica. Forse quest’anno si è voluto compensare lo scarso  numero di premi vinti dai film tedeschi nelle scorse edizioni del Festival, ma sinceramente se si pensa all’esclusione in tutte le categorie del macedone God exists Her name is Petrunya, (che si deve accontentare di due premi assegnategli dalle giurie indipendenti, quella Ecumenica e la Gilde) il dubbio è più che lecito. Il favorito degli ultimi giorni all’Orso d’Oro, il cinese So long, My son di Wang Xiaoshuai, porta a casa entrambi i premi per gli attori:  l’Orso d’argento per il miglior  protagonista maschile a  Wang Jingchun e quello per la miglior protagonista femminile  a Yong Mei. 

Finisce l’era Kosslick, e ieri sera vi è stato un passaggio di consegne: durante la cerimonia di premiazione è corso ad abbracciare tra il pubblico  i due futuri direttori della Berlinale: l’italiano Carlo Chatrian e l’olandese Mariette Rissenbeek . E secondo il quotidiano Die Welt  Chatrian, che curerà la parte artistica del Festival, si porterà il suo staff da Locarno. Vedremo come cambierà la Berlinale. Noi lo aspettiamo con curiosità e affetto.

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Barbara Ricci

Mi chiamo Barbara, ho 44 anni, sono nata a Roma e frequento la Germania dal ' 98. Sono un' attrice. Ho lavorato sia in Italia che in Germania per diverse produzioni televisive.  Mi sono anche laureata in Lingue ( Francese e Inglese) alla III Università di Roma.  Ho due figli ( Niccolò di 14 e Sophia di 9) che frequentano entrambi scuole italo-tedesche. Mio marito è tedesco (attore anche lui) e insieme abbiamo vissuto prima a Monaco di Baviera, poi a Berlino dal 2005 al 2007, Roma, Colonia, e nel 2011 siano tornati a Berlino. Qui in Germania non ho solamente lavorato come attrice, ho anche saltuariamente esercitato altre professioni, soprattutto di intermediazione tra aziende tedesche e italiane e nell "Assistenza Clienti". Adoro Berlino, oramai fa parte di me, ma in tutti questi anni  ho sempre mantenuto  un legame solido e imprescindibile con la mia città natale, Roma, e con l' Italia.

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