Il “museo” che è un’opera d’arte.

Il “museo” che è un’opera d’arte.

Da fuori si nota, questo è certo.

Bisogna essere davvero distratti per non cogliere la grossa scritta rossa “Museum”, che ricopre la parete esterna del 201 di Torstrasse.

Ma ci vuole anche un po’ di fortuna, per notarla in un giorno di ozio creativo, e lasciarsi catturare.

Non serve altro; perché una volta varcata la porta, non importa quanti anni abbiate, da dove proveniate né quali siano le vostre passioni: non potrete più trattenere occhi e cervello.

Benvenuti nella caverna di Vlad, il DesignPanoptikum, dove il fotografo e collezionista russo (nonché sosia di Putin) ha assemblato e offerto al pubblico una delle scenografie più incredibili che vi possa capitare di vedere.

I sensi devono abituarsi alla luce soffusa, e agli strati di oggetti incredibili che ricoprono ogni spazio. Poi comincerete a vedere l’insieme, che si percepisce come una specie di surreale installazione costruita combinando ogni genere di oggetti di origine industriale. Vecchi manichini in legno indossano elmetti bellici, impugnano strani arnesi dall’aria minacciosa; grandi cabine di ferro un po’ arrugginite ospitano altre figure intrecciate; dal soffitto come dalle pareti compaiono sempre nuovi elementi di questa stravagante e inquietante tela.

Il primo livello, già di per sé meraviglioso, di una visita alla creazione di Vlad Korneev è proprio l’incontro con un mondo surreale, dove chi è appassionato di immagini può trascorrere ore a fotografare i dettagli e l’insieme di queste combinazioni, o lasciarsi ispirare dall’originalità innegabile che il fotografo ha saputo costruire.

Karl Lagerfeld, per dirne uno, ha scelto proprio il Designpanoptikum come set per una sua pubblicità.

Il secondo e il terzo livello vanno di pari passo, attraverso la fantastica visita guidata che il padrone di casa vi offrirà. Vale davvero la pena di spendere qualche euro in più, perché solo attraverso di lui godrete appieno dell’esperienza. Da un lato, vi consentirà di conoscere e imparare la funzione di alcuni di questi oggetti, e le piccole grandi storie che girano attorno a ciascuno di essi, che si portano dietro pezzi della  Storia del XX secolo. Ma soprattutto sarà un gioco, stimolante e divertente, per risvegliare l’immaginazione e riflettere sul rapporto fra forma e funzione.

Vlad vi porrà soprattutto domande, guidandovi alla scoperta di pezzi del passato. Oltre a collezionare gli oggetti, ha scelto di tenere come preziose anche le “migliori” risposte sbagliate date dai visitatori. Curiosità e sorrisi si affiancheranno, dunque, e non vi pentirete dell’investimento.

Ai tempi della mia visita, il nome non mi fu spiegato, e a dire il vero non sono nemmeno sicura di averlo notato. Ora però, ripensandoci, ho l’impressione che chiamarlo “Panopktikum” non sia stato solo un vezzo.

Il termine si riferisce, storicamente, a una tipologia di penitenziario, caratterizzata da una postazione centrale che permette di controllare, senza essere visti, tutti i detenuti nelle celle costruite intorno ad essa. Per alcuni pensatori del XX secolo, il panoptikun è divenuto  l’emblema del potere, non (più) calato dall’alto come spada, ma diffuso, fluido, capace di attraversare, di pervadere senza essere visto.

In questo caso, siamo noi ad essere osservati. Scrutati e attraversati da questi pezzi di storia raccolti in giro per il mondo, il cui potere funzionale è ormai evaporato, lasciando solo una forma che sarebbe morta se non fosse stato per questo artista russo. La sensazione di essere circondati da qualcosa che è così fisicamente presente, quasi asfissiante, ma al tempo stesso non c’è, è a mia avviso la parte più interessante di questa visita.

Superata solo dall’idea che ciascuno possa vedere in questo luogo magico qualcosa di diverso, qualcosa che in parte riflette le intenzioni dell’autore, ma in parte rispecchia l’animo dell’osservatore. E anche questo, a mio avviso, rende il DesignPanoptikum una vera e propria opera d’arte.

Autore: Elisa Pettoello

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