Storia di un approdo in Germania – Prima puntata

Storia di un approdo in Germania – Prima puntata
Photo Credit To kris krüg

Parla di lavoro questo post? In un certo senso sì

Anno 2003. Milano. Anni 39

Non erano tempi di crisi. Tutto sommato si stava bene. C’era lavoro, stipendi ancora dignitosi. Certo non erano più gli anni 80. Però, questi mitici anni 80 non li avevo mai goduti veramente. Poca capacità mia forse, ma non ne avevo goduto appieno. Fa niente. Fatto sta che in quell’anno avevo deciso di cambiare lavoro. La piccolissima azienda per cui lavoravo avrebbe chiuso nel giro di un paio di anni al massimo. Il capo voleva andarsene in pensione e io non avevo alcuna intenzione di rilevarla. Quindi mi misi a cercare un lavoro. Avevo già lavorato in parecchie aziende e non avevo mai avuto problemi a trovare un nuovo posto di lavoro. Un mese, sei settimane al massimo. Quando mi misi alla ricerca mi resi conto che la crisi c’era. Profonda, strisciante, ma ancora non palesata.

A 39 anni avevo già quasi 20 anni di esperienza nella assistenza tecnica a macchinari industriali, parlavo e scrivevo in inglese correttamente e fluentemente (ancora adesso lo faccio).  Com’era possibile che i miei CV venissero bellamente ignorati e quando arrivavo ad un contatto telefonico non riuscivo ad andare oltre? Dopo qualche tentativo mi resi conto del motivo.

ERO VECCHIO

A 39 ANNI ERO CONSIDERATO VECCHIO

Non ci potevo credere. Come può andare avanti una nazione che rifiuta chi ha esperienza e anche preparazione teorica (piccola precisazione. Non sono laureato)

Quindi decisi di muovermi diversamente. Avevo dei contatti con tre aziende in tedesche. Presi il telefono in mano e telefonai a tutte e tre queste ditte. Nel giro di due settimane ricevetti una proposta di lavoro da tutte e tre.

Necessità di conoscere il tedesco? No

Problemi con la mia età? Zero

A quel punto decisi in tempo zero di trasferirmi. Le reazioni di amici e conoscenti furono le più diverse. Dal “sei matto” al stai facendo bene.

Ma quella più gettonata fu ” Sei coraggioso”

Non mi sentivo coraggioso. Coraggioso per cosa?

Perché mi spostavo di 450 km da casa? Al massimo sono sei ore di macchina

Perché si parla una lingua diversa? La imparo

Perché il tempo fa schifo? Mi vesto meglio

Perché hanno abitudini diverse? Le imparerò.

Perché non trovo i generi alimentari che si vendono in Italia? Imparerò ad usare ingredienti diversi

Il mio arrivo in Germania non fu quindi un atto di coraggio, come no fu un atto di disperazione. Fu una scelta. Ha funzionato?

Ve lo dirò nei prossimi articoli. (Leggi la seconda puntata)

Autore: Corrado Musso

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