Dieter Kosslick alla sua ultima Berlinale. Presentato il programma completo della 69 edizione del Festival di Berlino.

“Il privato è politico“. Riprende il motto femminista del’68 Dieter Kosslick per delineare il trand che caratterizzerà questa 69 edizione del Festival di Berlino in programma dal 7 al 17 febbraio 2019 : “il comportamento privato è diventato più politico che mai e molti tra i film che abbiamo selezionato lo dimostrano.” E la famiglia torna a essere un tema fondamentale: “dentro un mondo sempre più globalizzato le perone cercano rifugio e protezione dentro il proprio nucleo famigliare.”

Dieter Kosslick, per una volta senza una delle sue inseparabili sciarpe rosse, si è presentato così alla conferenza stampa di presentazione della sua ultima Berlinale . Dopo ben diciotto anni ne lascerà la guida. Dal 2020 saranno il torinese Carlo Chatrian e l’olandese Mariette Rissenbeek a prendere il suo posto. 

23 i film della sezione principale, di cui 17 si contenderanno l’Orso d’Oro che sarà assegnato la sera di sabato 16 febbraio e 6 quelli fuori concorso. Solo in questa sezione sono rappresentati ben 25 paesi; 20 saranno le prime mondiali e 2 le opere prime. Tra i lungometraggi che dovranno convincere la Giuria Internazionale presieduta da Juliette Binoche Graçe à Dieu del regista François Ozon, unico film francese in concorso, che si ispira al caso del parroco di Lione Preynat reo confesso di abusi sessuali su minori. Tema attualissimo visto che viene presentato in contemporanea con il processo reale a Preynat, processo che si tiene in questi giorni a Lione. Torna il cinese Zhang Yimou con Yi miao zhong (One Second), che chiuderà la sezione Wettbewerb (Competition) venerdì 15 febbraio, regista già vincitore dell’Orso d’Oro nel 1988 con Sorgo Rosso. Di nuovo a Berlino anche il tedesco di origine turca Fatih Akinpure lui già vincitore dell’ Orso d’Oro nel 2004 con Gegen die Wand (La sposa turca) – questa volta con Der Goldene Handschuh (The Golden Glove) sul serial killer Fritz Honka. Gli altri due film tedeschi in concorso sono Systemsprenger (System Crasher) di Nora Fingscheidts sullo Jugendamt, la discussa istituzione tedesca che potremmo paragonare ai nostri servizi sociali, e Ich war zuhause, aber (I Was at Home, But) di Angela Schanelecs, sulla sparizione di un bambino. Unico film in italiano in concorso La Paranza dei bambini di Claudio Giovannesi, la cui prima proiezione per il pubblico, tappeto rosso incluso, avrà luogo il 12 febbraio alle ore 19 al Berlinale Palast. Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano. Lo scrittore napoletano, anche sceneggiatore del film assieme a Giovannesi e a Maurizio Braucci, sarà presente al Festival e terrà anche una lezione-saggio ai Berlinale Talents sulle pesanti conseguenze a cui un autore può andare incontro nel momento in cui decide di dire la verità.

Tra le sei pellicole non in concorso ricordo il documentario Varda par Agnes di Agnes Varda, documentario che ripercorre il modo di fare cinema della regista belga, la quale riceverà anche uno dei cinque premi Berlinale Kamera. Piccola curiosità: tra le pellicole fuori concorso il brasiliano Marighella diretto da Wagner Moura, il noto Pablo Escobar della celebre serie Netflix Narcos.  

E a proposito di Netflix Kosslick afferma che nella sezione principale del Festival sono presenti solamente film adatti al grande schermo e aggiunge che “anche se il mondo dell’audiovisivo si trova attualmente in una fase di grande cambiamento credo che il successo delle piattaforme streaming non ucciderà il cinema , anzi secondo me nel futuro i Festival saranno sempre più importanti in quanto vi si potranno vedere film non visibili in altri circuiti.”

Nella sezione Panorama saranno invece ben quattro i film italiani presentati:

Dafne di Federico Bondi, Flesh Out di Michela Occhipinti, i documentari Selfie di Agostino Ferrente e Normal di Adele Tulli. Alba Rohrwacher, anche lei oramai una habituée della Berlinale, sarà invece tra i protagonisti del film belga Hellhole di Bas Devos.

Nella sezione Forum mi fa piacere menzionare Gli ultimi a vederli vivere della regista italiana nata e cresciuta in Francia Sara Summa. Tra l’altro sia Sara Summa che Michela Occhipinti ambiranno al premio per il miglior film esordiente (GWFF Preis Bester Erstlingsfilm), premio a cui in questa edizione concorreranno 16 opere prime selezionate trasversalmente tra le varie sezioni del Festival. 

Nella sezione Berlinale Special, che si terrà tra il Friedrichstadt-Palas, la Haus der Berliner Festspiele e per le serie televisive lo Zoo-Palast, spiccano il documentario sulla band tedesca Die Tote Hosen: Weil du nur einmal lebst – Die Toten Hosen auf Tour di Cordula Kablitz-Post e Paul Dugdale, e Brecht, diretto da Heinrich Breloer sul celebre drammaturgo-regista alla cui proiezione per il pubblico di sabato 6 febbraio alla Haus der Berliner Festspiele parteciperà anche il Presidente della Repubblica Federale Tedesca Frank-Walter Steinmeier. Infine da rimarcare il documentario su Mario Adorf Es hätte schlimmer kommen können – Mario Adorf di Dominik Wessely. 

Da segnalare l’italiana Maria Bonsanti nella Giuria del Glashütte Original, il Premio al miglior documentario della Berlinale. Maria Bonsanti è una direttrice artistica di lunga esperienza in festival sia italiani (Popoli) che esteri (Locarno, Cinéma Réel del centro Pompidou di Parigi), oltre che coordinatrice dal 2017 di Eurodoc.

A proposito del movimento #metoo Kosslick ricorda che quest’anno sono davvero tante le registe donne: sette sui diciassette film che ambiscono al premio più ambito, il 41% contro per esempio il 21% dello scorso anno e il 5% degli anni 2002 e 2003. Tra i 400 film di tutta la rassegna il 45% sono diretti da registe di sesso femminile. All’interno dell’organizzazione del Festival, tra i curatori e organizzatori delle varie sezioni vi è invece una netta predominanza delle donne: 63% contro un 37% di uomini. 

I biglietti quest’anno, la cui vendita inizia lunedì 4 febbraio, saranno di 1-2 euro più cari, come ricorda criticamente una giornalista in sala a cui Kosslick risponde dicendo che si è trattata di una decisione di bilancio, ma che se si confrontano i prezzi con Cannes e con Venezia il costo del biglietto è e resta molto inferiore e che Berlino, con i suoi circa 350.000 biglietti venduti ogni anno, rimane comunque il Festival per il pubblico per eccellenza. E alla domanda di un’altra giornalista che gli chiede cosa pensi delle critiche di Netanyahu, che ritiene la Berlinale troppo a favore del movimento palestinese di boicottaggio anti israeliano BDS ribatte: “posso immaginare che a lui non piacciano alcuni film che noi mostriamo ma non mi interessa. Anche lui fa cose che a noi non piacciono.”

E c’è tempo per una frecciata alla AFD . Kosslick invita pubblicamente tutti i parlamentari della AFD eletti al Bundestag (il parlamento tedesco) e tutti gli iscritti al partito a venire a vedere a sue spese il film Das Geheimarchiv im warschauer Ghetto di Roberta Grossmann, documentario che non era previsto nel programma ma che Kosslick ha inserito all’ultimo momento dopo averlo visto in occasione della prima mondiale il 27 gennaio, Giornata della Memoria.

Tra le star internazionali sono attese Catherine Deneuve, Christian Bale, Mario Adorf , Tilda Swinton, Diane Kruger, il britannico Bill Nighy, lo svedese Stellan Skarsgar, Tom Schilling e molti altri.

Siti utili:

www.berlinale.de
http://www.berlinitalypost.com/la-paranza-dei-bambini-claudio-giovannesi-concorso-alla-69-edizione-del-festival-berlino/
http://www.berlinitalypost.com/litaliano-carlo-chatrian-sara-prossimo-direttore-artistico-del-festival-berlino/

 

About The Author

Barbara Ricci

Mi chiamo Barbara, ho 44 anni, sono nata a Roma e frequento la Germania dal ' 98. Sono un' attrice. Ho lavorato sia in Italia che in Germania per diverse produzioni televisive.  Mi sono anche laureata in Lingue ( Francese e Inglese) alla III Università di Roma.  Ho due figli ( Niccolò di 14 e Sophia di 9) che frequentano entrambi scuole italo-tedesche. Mio marito è tedesco (attore anche lui) e insieme abbiamo vissuto prima a Monaco di Baviera, poi a Berlino dal 2005 al 2007, Roma, Colonia, e nel 2011 siano tornati a Berlino. Qui in Germania non ho solamente lavorato come attrice, ho anche saltuariamente esercitato altre professioni, soprattutto di intermediazione tra aziende tedesche e italiane e nell "Assistenza Clienti". Adoro Berlino, oramai fa parte di me, ma in tutti questi anni  ho sempre mantenuto  un legame solido e imprescindibile con la mia città natale, Roma, e con l' Italia.

Related posts

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *