Coppie miste

Coppie miste

Tra i diversi mutamenti sociali, l’Europa (e le città multiculturali come Berlino) sono interessate da un fenomeno che recentemente ha assunto dimensioni di un certo rilievo: i matrimoni misti. 

La famiglia mista è un fenomeno sociale che accompagna l’immigrazione, e si caratterizza per l’appartenenza dei partner a gruppi culturali diversi. 

L’immigrazione è stata caratterizzata nell’ultimo secolo da una lenta e continua modifica degli scenari linguistici, etnici, culturali e religiosi delle nostre città dove la coppia interetnica si inserisce perfettamente.

D’altronde, la cultura è un sistema dinamico, aperto, centrato sui bisogni e sugli interessi delle persone che diventano protagoniste attive dei processi culturali (Mantovani 2004). Da ciò consegue che possono esistere, oltre che culture diverse, diversi individui che elaborano le culture in modo diverso.

Cosa, dunque, rende mista una coppia? 

Sicuramente non è semplice distinguere la coppia mista da una che non lo è. In senso generale, infatti, si potrebbe dire che qualsiasi famiglia è mista in termini di unione fra background individuali o famigliari differenti o fra generi e status sociali diversi e comporta sempre, per il soggetto, una sfida a comprendere la cultura dell’altro. 

La coppia “non mista” non esiste, poiché in ogni relazione persistono elementi di differenziazione. Un esempio? In passato venivano considerati misti quei matrimoni fra persone appartenenti a ceti o professioni diverse anche se facevano parte dello stesso gruppo culturale Falicov (1995).

La questione si fa spinosa quando si ha a che fare con popolazioni di culture completamente parallele:
un uomo italiano potrebbe non vedere soddisfatte le proprie aspettative da un’indipendente donna nordeuropea, esattamente come una donna italiana potrebbe vivere come freddezza e mancanza di amore il carattere meno passionale degli uomini nordici, in ognuna delle due culture ci sono le incomprensioni dovute a parole o gesti che hanno accezioni differenti in diverse parti del mondo e col passare del tempo il problema sul proprio ruolo all’interno della coppia diventerà fonte di insoddisfazione.

Un altro aspetto delicato è la nascita di un bambino. 

Comporta, in tutte le coppie, la necessità di una negoziazione finalizzata a trovare pratiche condivise nell’educazione. Questo è chiaramente un aspetto un po’ più complesso nelle coppie miste, laddove, oltre alle variabili personali e familiari, che incidono nell’affettività e nelle scelte educative, vi sono variabili culturali e religiose rilevanti.

Queste variabili aumentano se entrambi i partner sono stranieri in un Paese che li ospita. Per queste ragioni, una coppia dovrebbe imparare a conoscersi già prima della nascita di un figlio, ognuno dovrebbe far conoscere all’altro, senza timore di essere giudicato, gli aspetti essenziali della propria cultura e della propria religione, le proprie tradizioni e i valori che ritiene importanti e che desidererebbe trasmettere, un giorno, alla prole. 

Studi recenti nel campo dell’etno-psicologia (una vasta corrente di pensiero all’interno della quale confluiscono diverse discipline come l’etno-psichiatria, l’antropologia e la sociologia le quali studiano la dimensione psicologico-culturale di persone provenienti da diversi contesti sociali. L’etno-psicologia clinica si occupa nello specifico dell’espressione del disagio psicologico manifestato dalle persone straniere, sia in relazione ai propri modelli culturali, sia in relazione all’incontro con la cultura e la società del paese ospitante.) ci dicono che 1 coppia mista su 3 si lascia entro il 3 anno assieme.

Ci sono, tuttavia, visioni contrastanti:  
Falicov ci suggerisce questa prospettiva per la quale invece i due coniugi che appartengono a mondi culturali differenti, non agiscono solamente mossi da codici che definiscono a priori il loro comportamento, ad esempio, nell’educazione dei figli o nel rapporto con le rispettive famiglie e con la realtà sociale. Essi, mettendo in gioco le rispettive appartenenze, costruiscono invece, significati nuovi attraverso la loro interazione e a seconda dei contesti con cui si confrontano. All’interno di una coppia mista, la cultura costituisce solo una premessa, una risorsa per l’azione, agita concretamente dagli individui all’interno della famiglia e negoziata nei diversi contesti e situazioni della vita quotidiana. 

Dopo una prima fase di minimizzazione o addirittura di negazione della diversità culturale per paura delle difficoltà della sua gestione, si ha il “risveglio della differenza”, i membri della coppia prendono consapevolezza dell’esistenza di tali differenze e si predispongono ad affrontarle (Gozzoli e Regalia, 2005). 

Gli autori riconoscono sei tipologie di strategie per gestire i conflitti nelle coppie miste: 

  • integrazione: ciascun partner, nonostante il grande senso di appartenenza alla propria cultura d’origine, è disponibile a entrare in dialogo con l’altro per trovare una soluzione condivisa; 
  • compromesso: ciascun partner è più interessato a preservare gli aspetti rilevanti della propria cultura che a costruirne una condivisa; i partner trovano sì degli accordi, ma lo fanno evitando un vero confronto; 
  • imposizione: i partner non ricorrono a una vera negoziazione, poiché uno dei due impone all’altro la propria cultura senza lasciare spazio al confronto. 
  • mediazione: quando grazie alla disponibilità di dialogo, rispetto e accettazione della diversità si può raggiungere un compromesso; 
  • affermazione culturale: quando i partner sostengono fino in fondo le peculiarità della propria cultura ritenuta fondamento irrinunciabile della propria identità;
  • assimilazione: quando il coniuge della cultura minoritaria tende ad inserirsi nella cultura del partner o della società in cui vive per evitare discriminazioni e sentirsi il meno possibile “diverso”. 

Provare per credere da che parte schierarsi.

Autrice: Lucrezia Butera

About The Author

Lucrezia Butera

Sono Genovese, Laureata in Psicologa Generale e specializzata in Criminologia all’Università di Torino poi abilitata alla professione presso l’ateneo di Firenze. Nel mio studio offro consulenza psicologica e percorsi terapeutici personalizzati per adulti, bambini e adolescenti; la mia idea di percorso terapeutico è volta a lavorare sul soggetto più che sulla problematica, perché ognuno di noi è il centro di se stesso. Ho prestato consulenza presso comunità terapeutiche per minori autori di reato e non, nelle quali ho avuto modo di apprendere e applicare le differenti tecniche di Arteterapia e la loro rielaborazione. Ho formato percorsi di terapia di coppia e famigliare, presso il Centro Studi per la Terapia della Coppia e del Singolo di Genova oltre che consulenze di gruppo volte alla cura dei disturbi di tipo emotivo che possono inficiare la sfera sessuale, famigliare, lavorativa e sociale del paziente. Ho concluso il mio percorso di studi con un Master in consulenza tecnica di ufficio per il lavoro con i tribunali penali (CTU/CTP). Appassionata di psicologia infantile, sono venuta a Berlino per conoscere le realtà degli asili bilingue, presso i quali ho lavorato nel 2015. Attualmente sono impegnata all’interno di "Infermieri Italiani" , progetto per la consulenza e il sostegno degli italiani a Berlino sotto ogni punto di vista (medico e psicologico) , dove organizzo corsi di: • arte terapia infantile • pre/postparto • mindfullness • terapia del singolo • consulenza familiare Faccio inoltre parte della redazione di questo giornale “Berlinitaly.post” dove scrivo articoli a sfondo psicologico sociale.

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