“We don’t need a motto”. Carlo Chatrian presenta la 70ª Berlinale, in programma dal 20 febbraio al 1 marzo 2020. Favolacce e Volevo Nascondermi i film italiani in concorso, in giuria Luca Marinelli.

„Do you need a motto? Se volete ve ne trovo uno, ma noi siamo qui per sostenere i film, non per definirli. Sta a voi girare con curiosità tra le vari sezioni e trovare il vostro personale percorso…”. Risponde così Carlo Chatrian, direttore artistico del prossimo Festival del Cinema di Berlino, che quest’anno verrà inaugurato il 20 febbraio e terminerà domenica 1 marzo (premiazione sabato 29), a una giornalista che in coda alla conferenza stampa di presentazione di questa 70. edizione gli chiede  di sintetizzare in una frase, pratica cara al suo predecessore Dieter Kosslick,  l’anima della sua prima Berlinale.

Sia Carlo Chatrian, sia l’olandese Mariette Rissenbeek, entrambi alla guida della kermesse ma con mansioni diverse, ci tengono a ribadire il concetto del cinema come lavoro collettivo, creato per gli spettatori, in cui ogni individuo trova il suo personale accesso e la sua chiave di interpretazione. Il Festival come un ponte quindi, luogo di incontro e di dialogo tra autori, registi, pubblico, stampa, e l’opera filmica come un mezzo che regala a chi guarda molteplici possibilità di confrontarsi con il mondo e scoprirlo con occhi diversi.                    

Nella sezione principale Wettbewerb (Competition) sono stati selezionati 18 film da 18 paesi diversi, tra cui 16 prime mondiali e 1 documentario. Ottime notizie per il cinema italiano: quest’anno a concorrere per l’Orso d’Oro  vi sono  ben due opere: Favolacce di Damiano e Fabio D’Innocenzo, già selezionati due anni fa qui a Berlino nella sezione Panorama con “La Terra dell’Abbastanza”, e ora con una pellicola presentata da Chatrian come “forte e ambiziosa, una favola dark ambientata in periferia”,  e  Volevo Nascondermi  di Giorgio Diritti, sulla vita del  pittore Ligabue, “in un mondo rurale che non esiste più, in cui la pittura diventa un’arte magica.”

Fatto curioso, entrambi i film vedono protagonista Elio Germano. Non ci resta che sperare che trovino il favore della Giuria Internazionale, presieduta quest’anno da Jeremy Irons, e che vede tra i suoi membri il nostro Luca Marinelli, berlinese d’adozione.

Il duo Chatrian-Rissenbeek è più sobrio e pragmatico rispetto a Kosslick e la conferenza stampa meno scoppiettante rispetto al loro predecessore e maggiormente focalizzata sui film. Ma non sarà un Festival solo all’insegna delle novità, vi sono vecchie conoscenze della Berlinale tra le 18 opere in Competition: la regista Sally Potter torna con The Roads Not Taken, con Javier Bardem e Salma Hayek tra i protagonisti, Abel Ferrara porta Siberia, coprodotto da Rai Cinema e interpretato da Willem Dafoe, e del regista sudcoreano Hong Sangsoo si vedrà The Woman Who Ran. Ben rappresentato anche il cinema tedesco con Christian Petzold, altro habitué del Festival, che presenta Undine, con gli stessi attori di “Transit” dello scorso anno, Paula Beer e Franz Rogowski, e ambientato a Berlino. Berlino protagonista fuori e dentro il grande schermo fa da palcoscenico ad altri due film in concorso: Berlin Alexanderplatz,  una rivisitazione in  chiave moderna del romanzo di Döblin, pellicola molto attesa di Burhan Qurbani, regista tedesco di origini afgane (i genitori emigrarono in Germania nel 1979) che debuttò qui esattamente dieci anni fa con “Shahada” e che torna ora con un’opera ambientata nell’attualità della crisi umanitaria dei profughi, e Schwesterlein della svizzera Stéphanie Chuat, interpretato da Nina Hoss e Lars Eidinger, lungometraggio collocato nel mondo del teatro berlinese e che vede tra gli interpreti anche il direttore della Schaubühne Thomas Ostermeier. Anche la Francia si è ritagliata il suo spazio con tre pellicole, tra cui Le sel des larmes di Philippe Garrel, così come il cinema indipendente americano con Never Rarely Sometimes Always della regista Eliza Hittmann.  Il Sud America è presente con l’argentino El Profugo, un noir diretto da Natalia Meta e il brasiliano Todos os mortos di Caetano Gotardo e Marco Dutra. Rappresentato anche il Medio Oriente con Sheytan vojud nadarad ( There is No Evil) di Mohammad Rasoulof, regista iraniano che “speriamo possa venire a Berlino a presentare il suo film”, le parole del direttore artistico.

Carlo Chatrian, che inizia la conferenza stampa in tedesco per poi passare all’inglese, sottolinea tre elementi che accomunano in parte la selezione dei film in Competition:  il ritorno di registi del passato, nelle cui opere  è possibile rintracciare il percorso  che hanno compiuto, la differenza con i lavori precedenti; il fatto che diverse pellicole siano dirette da un duo, superando così il concetto di autore unico e demiurgo;  infine la presenza ricorrente di un elemento tetro, oscuro: molti degli autori in concorso si confrontano con le paure e con i demoni interiori dell’ essere umano.

Il cinema italiano è presente non solo tra i film in competizione. Matteo Garrone porta il suo Pinocchio con Roberto Benigni nei Berlinale Special Gala; in Panorama si vedrà Semina il vento di Danilo Caputo, ambientato tra gli ulivi pugliesi in lotta con un parassita letale; nella sezione Generation 14plus trova spazio Palazzo di giustizia, esordio di Chiara Bellosi, romanzo di formazione interpretato da Daphne Scoccia. Forum vede protagonisti La casa dell’amore di Luca Ferri e Zeus Machine. L’invincibile di Nadia Rocchi e David Zamagni. Forum festeggia i cinquant’anni proponendo il programma dell’edizione d’esordio del ’71 e vedrà sfilare, tra gli altri, Ossessione di Visconti e Ostia di Sergio Citti. E infine nella Settimana della Critica Faith di Valentina Pedicini, documentario su una comunità di monaci guerrieri.

Molte le novità strutturali e contenutistiche di questa Berlinale 2020:

La più importante è la creazione di Encounters, con 15 film che concorrono a tre premi (Miglior Film, Miglior Regia, Premio Speciale della Giuria), che rappresenta una sezione parallela a quella dei film in competizione per l’Orso d’Oro (nella quale, come conseguenza, non esisteranno più pellicole fuori concorso), ma, spiega Chatrian “…si tratta di opere meno tradizionali.  Si dà spazio a nuove forme di linguaggio cinematografico, alla sperimentazione, alla stregua di „Un Certain Regard” a Cannes.” Alla domanda su quali siano stati i criteri di selezione per Encounters rispetto a Competition spiega che “…alcune opere sono molto innovative e forti ma non hanno la forma, le caratteristiche necessarie per poter partecipare nella sezione principale, guardando i film ve ne accorgerete…”.

Sono state abolite Native e Cinema Culinario e introdotto un programma di incontri chiamato On Transmission: sette registi che hanno plasmato il Festival nel passato sono stati invitati a scegliere un/una collega che sentono cinematograficamente affine e a confrontarsi in uno scambio pubblico. Per l’Italia avremo Paolo Taviani che discuterà di cinema con Carlo Sironi, e tra gli altri Ang Lee con il giapponese Hirokazu Kore-eda, la francese Claire Denis con il connazionale Olivier Assayas e Margarethe von Trotta con Ina Weisse.

Per la prima volta il film di apertura la sera del 20 febbraio non sarà un film in concorso, bensì My Salinger Year, di Philippe Falardeau, con Sigourney Weaver, coproduzione canadese-irlandese della sezione Special Gala.  “…le aspettative sono sempre molto alte per il film di apertura e poi volevamo iniziare con una storia non tetra…”spiega Chatrian.

Sono state selezionate una sessantina di pellicole in meno rispetto alle scorse edizioni, 340 invece di 400 e i tagli riguardano soprattutto Panorama, Forum e Generazione. Si è trattata di una scelta non premeditata, ma che permetterà di sostenere con maggiore attenzione le opere in programma.

Importante anche la sezione dedicata alle Serie, che, come spiega il direttore artistico “…oramai fanno parte del linguaggio filmico. Ci crediamo molto. Il cinema si evolve, cambia e oggi molte serie televisive hanno una dimensione cinematografica”. Ospite d’onore Cate Blanchett con Stateless, serie da lei creata e interpretata.  Altra ospite del Festival Hillary Clinton, protagonista del documentario Hillary di Nanette Burstein che sarà proiettato alla Haus der Berliner Festspiele.

Il Premio alla Carriera se lo aggiudica quest’anno l’attrice britannica Helen Mirren.

Il  programma definitivo con le sale e gli orari di programmazione verrà pubblicato sul sito della Berlinale l’11 febbraio prossimo. Diverse le novità anche su questo fronte: la chiusura del multisala Cine Star a Potsdamer Platz sposterà una parte delle proiezioni al CUBIX Filmpalast ad Alexander Platz. Il Berlinale Goes Kiez  arriverà quest’anno a Wedding (City Kino Wedding), a Potsdam-Babelsberg ( Thalia Programmkino), a Moabit (Filmrauschpalast), a Schöneberg (Xenon Kino), a Friedrichshain (b-ware! Ladenkino), a Kreuzberg (Moviemento) e a Kleinmachnow (Neue Kammerspiele).

I biglietti si potranno acquistare dalle ore 10 di lunedì 17 febbraio.

Per qualsiasi informazione: https://www.berlinale.de/de/home.html

Lista film in Competizione 70. Berlinale:

Berlin Alexanderplatz
(Deutschland/Niederlande) di Burhan Qurbani, anteprima mondiale.

DAU. Natasha
(Deutschland/ Ukraine/ UK/ Russland) di Ilya Khrzhanovskiy, Jekaterina Oertel, anteprima mondiale.

Domangchin yeoja (The Woman Who Ran)
(Republik Korea) di Hong Sangsoo,  anteprima mondiale.

Effacer l’historique (Delete History)
(Frankreich/Belgien) di Benoît Delépine, anteprima mondiale.

El prófugo (The Intruder)
(Argentinien/Mexiko) di Natalia Meta,  anteprima mondiale.

Favolacce (Bad Tales)
(Italien/Schweiz) di Damiano & Fabio D’Innocenzo,  anteprima mondiale.

First Cow
(USA) di Kelly Reichardt, anteprima internazionale.

Irradiés (Irradiated)
(Frankreich/Kambodscha) di Rithy Panh, documentario, anteprima mondiale.

Le sel des larmes (The Salt of Tears)
(Frankreich/Schweiz) di Philippe Garrel, anteprima mondiale.

Never Rarely Sometimes Always
(USA) di Eliza Hittman, anteprima internazionale.

Rizi (Days)
(Taiwan) di Tsai Ming-Liang, anteprima mondiale.

The Roads Not Taken
(UK) di Sally Potter, anteprima mondiale.

Schwesterlein (My Little Sister)
(Schweiz) di Stéphanie Chuat, Véronique Reymond,  anteprima mondiale.

Sheytan vojud nadarad (There Is No Evil)
(Deutschland/Tschechien/Iran) di Mohammad Rasoulof, anteprima mondiale.

Siberia
(Italien/Deutschland/Mexiko) di Abel Ferrara,  nteprima mondiale.

Todos os mortos (All the Dead Ones)
(Brasilien/Frankreich) di Caetano Gotardo, Marco Dutra,  anteprima mondiale.

Undine
(Deutschland/Frankreich) di Christian Petzold, anteprima mondiale.

Volevo nascondermi (Hidden Away)
(Italien) di Giorgio Diritti,  anteprima mondiale.

About The Author

Barbara Ricci

Mi chiamo Barbara, ho 44 anni, sono nata a Roma e frequento la Germania dal ' 98. Sono un' attrice. Ho lavorato sia in Italia che in Germania per diverse produzioni televisive.  Mi sono anche laureata in Lingue ( Francese e Inglese) alla III Università di Roma.  Ho due figli ( Niccolò di 14 e Sophia di 9) che frequentano entrambi scuole italo-tedesche. Mio marito è tedesco (attore anche lui) e insieme abbiamo vissuto prima a Monaco di Baviera, poi a Berlino dal 2005 al 2007, Roma, Colonia, e nel 2011 siano tornati a Berlino. Qui in Germania non ho solamente lavorato come attrice, ho anche saltuariamente esercitato altre professioni, soprattutto di intermediazione tra aziende tedesche e italiane e nell "Assistenza Clienti". Adoro Berlino, oramai fa parte di me, ma in tutti questi anni  ho sempre mantenuto  un legame solido e imprescindibile con la mia città natale, Roma, e con l' Italia.

Related posts

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *