VIRUS DEL NORD, VIRUS DEL SUD

Se l’epidemia fosse scoppiata al sud, le regioni del nord non si sarebbero fermate per chiudere tutto! Se al nord avessero chiuso prima, avrebbero evitato i contagi al sud!

Al sud se ne fregano dell’emergenza al nord e vanno in spiaggia a prendere il sole! E i viveur dei Navigli allora, dove me li metti?!

Alzi il dito chi non ha mai sentito una frase del genere nell’ultimo periodo. Non vi vedo, quindi suppongo siate tutti d’accordo con me, bene.

Ogni volta che sento questi proclami, non ci posso far niente, mi viene in mente un gioco che facevo con mia madre da piccola. Io e lei in camera da letto, lei da lontano chiamava a gran voce: “viruuuuuus del noooooord!” ed io già tremavo, poi continuava: “viruuuuus del suuuuud!”, mi scendevano le gocce di sudore in fronte e non avevo nemmeno il tempo di scappare che me la trovavo addosso a farmi il solletico.

I virus all’epoca non sapevo nemmeno cosa fossero, li immaginavo come eserciti di formiche solleticanti e a volte svenivo dalle risate prima ancora di essere sfiorata, al solo suono “viii…”, che magari era un semplice “viiieni a mangiare, Claudia!”. Quanti digiuni inconsapevoli! Recuperati tutti con gli interessi, per fortuna. 

Oggi, a parte il fatto di avere fin troppo chiaro cosa siano i virus – non molto diversi da formichine con la corona in effetti – non mi è chiaro invece, perché dobbiamo sempre connotare con una provenienza geografica dispregiativa certi eventi.

Ho immaginato allora una situazione paradossale: e se il focolaio si fosse sviluppato nel centro esatto dell’Italia? A Narni per la precisione, un comune umbro considerato dai più come il centro geografico del nostro paese. 

Ed in effetti se lo cercate su una mappa, svetta proprio lì, in mezzo al nostro stivale, come fosse una fibbia lucente. Scusate signori e signore narnesi, se vi tiro in ballo, ma siete forse voi il punto da cui si può provare a ricucire la calzatura un po’ lisa del nostro paese.

Dunque, se il covid fosse partito da lì, cosa avrebbero detto i detrattori secessionisti del nostro paese? Provo ad indovinare.

“Ecco, per colpa di questi centrali, ora dobbiamo avere paura noi meridionali!”

“E perché noi settentrionali non siamo in pericolo?”

Allora avrebbero sbottato gli orientali – e sì perché Narni è proprio al centro, tocca vedersela a 360 gradi: “Poiché un narnese, settimana scorsa si è spostato di 200 metri ad est, ora siamo in pericolo tutti noi orientali!”

“Ma che stupidaggine – ribattono gli occidentali – voi siete riparati dall’Appennino, saremo noi costretti a trovare scampo gettandoci nel Mar Tirreno!”.
“Allora, che facciamo?”
“Che domande…Chiudiamo! Zona rossa, subito!”
“Ok, ma come dividiamo? Tracciamo una bella linea orizzontale e dividiamo in due lo stivale?”
“Non sia mai! Così ghettizziamo nord e sud!
“Va bene, allora dividiamo in verticale la penisola.”
“No, non si può, l’Appennino intralcia troppo.”
“E allora?”
“Recintiamola.”
“Sì, va bene, ma come stabiliamo i confini? Facciamo un tondo, un quadrato o un triangolo?”
“Qualunque poligono si scelga, questi centrali vanno sorvegliati!”
“Vero! Non sia mai che uno di loro decida di andare a fare un tuffo a Ponza o magari una seratina in riviera Romagnola! Figurati poi se venissero colti dal languorino di pizza o di cime di rapa…”
“No, no, hai ragione, vanno sorvegliati ai quattro punti cardinali, mettiamo un guardiano per lato.” “Ma le regioni confinanti sono solo tre!”
“E per il quarto lato?”
“Tiriamo a sorte.”
“E se esce un’isola?”
“Allora le sorteggiamo tutte.”

Che gran caos! E intanto il virus se ne andava a spasso noncurante, perché tra tutte le cose che non conosciamo dei virus e di questo in particolare, una è invece chiara e lampante: non conosce confini. E mentre noi ci disperiamo a tratteggiare colpe geografiche col righello, lui è bello che è andato oltre: ci ha mostrato che la Cina è dietro l’angolo, l’Islanda a due passi, Spagna e Francia sono sul pianerottolo di casa.

Nord e sud Italia, sono nient’altro che il divano con i cuscini su cui abbiamo fatto il calco dei nostri fondoschiena, Italia est e ovest invece, il plaid e il tablet da cui non ci siamo staccati tutte queste settimane.

A cosa rinunciare quindi: al divano, ai cuscini, al plaid o al tablet? Un “italiano vero”, come direbbe Toto Cutugno, non rinuncerebbe a nulla di tutto questo, ma si renderebbe invece conto di quanto, in questa battaglia contro le formichine coronate, sia importante distanziarsi socialmente, ma azzerando i pregiudizi geografici.

L’Italia è una e di tutti, amiamola senza spaccarla e senza spaccarci.

About The Author

Claudia Carbone

Fiera della sua napoletanità, ma altrettanto orgogliosa della cittadinanza putativa milanese, le piace definirsi: “made in Naples, refined in Milan”. Non è facile inquadrarla: prendi due cose all’esatto opposto, mettile accanto e avrai qualcosa che le assomiglia. Laureata in Economia aziendale, master in gestione degli eventi, passa con uno jetè dal marketing alla scuola di musical, si diletta per un po’ come attrice per poi gettarsi a capofitto nella radio, dove diventa speaker e conduttrice. È anche una giornalista, appassionata di inchiesta. Il leitmotiv di tutta la sua vita? Le parole. Che siano scritte, cantate, pronunciate ad un microfono, non le mancano mai. È fermamente convinta che le uniche cose che possano salvare il mondo da una caduta verticale siano l’autoironia e il non prendersi mai troppo sul serio (da non confondere con la mancanza di serietà). Ironia e serietà, ecco un altro apparente contrasto...that’s Claudia, folks!

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