Paese che vai, detto che trovi

Paese che vai, detto che trovi
Photo Credit To jiuck

Ci sono molti detti italiani che non hanno un vero e proprio corrispondente in tedesco, che spesso sono tradotti diversamente o che non sono così usati come lo sono da noi. Questo dipende ovviamente dalle usanze e dalle differenze culturali tra i due paesi. Generalmente i detti sono qualcosa di cui si è letto o è stato riportato da altri, che non possono essere tradotti letteralmente e il cui significato è figurativo. Le parole che lo compongono nascondono in realtà un significato più profondo di quanto emerga in superficie. Ci sono così tanti detti che è difficile conoscerli tutti e se in più bisogna esserne a conoscenza anche in una lingua straniera, la cosa si complica ulteriormente. Tuttavia, attraverso i detti si riesce a comprendere in maniera diversa un’altra cultura e si apprezzano altri lati, linguistici e non, della cultura presa in considerazione.

Vagliando alcuni detti molto famosi in Italia, si vedrà come questi siano tradotti con terminologie inconsuete in tedesco: “a caval donato non si guarda in bocca” che in italiano utilizza un linguaggio consueto, è tradotto con dei termini antichi e poco usati in tedesco “Einem geschenkten Gaul schaut man nicht ins Maul”, dove non compaiono i comuni “Pferd” e “Mund” per  cavallo e bocca, ma si usano le parole “Gaul” e “Maul”. Simili a noi sono invece detti quali:

“Chi è causa del suo mal pianga se stesso – Wer der Grund seines Unglücks ist, beweine sich selbst”;

“Chi non risica, non rosica – Wer nicht wagt, der nicht gewinnt”;

“Passare una notte in bianco – eine schlaflose Nacht verbringen”;

“Rompere il ghiaccio – das Eis brechen”;

“Spezzare una lancia a favore di qualcuno – eine Lanze für jdn. Brechen”;

“Il tallone di Achille- Achillesferse”.

La traduzione per questi modi di dire è molto letterale e usata con lo stesso significato: anche in Germania si può parlare del tallone di Achille, “Achillesferse”, per indicare il punto debole di qualcuno, così come si può spezzare una lancia a favore di qualcuno, “eine Lanze für jemanden brechen”, nel momento in cui si vogliano prendere le parti di qualcuno e sollevare dei punti a suo favore. Pur mantenendosi simile anche in tedesco, la nostra metaforica “notte in bianco”, perde ogni suo colore e il riferimento viene esplicitato, diventando semplicemente una “notte senza sonno, eine schlaflose Nacht”.

Espressioni più figurative da noi, trovano un loro corrispondente solo se riportate a un linguaggio ordinario, perdendo in parte il loro effetto come nel caso in cui si debba prendere una decisione velocemente e si tagli così la testa al toro, mentre in Germania si potrebbe piuttosto fare un processo breve “einen kurzen Prozess machen”.  E quando qualcuno deve comunicare qualcosa di spiacevole per conto di qualcun altro, si sa che da noi “l’ambasciatore non porta pena” e in Germania ugualmente “den Boten trifft keine Schulden”, nessuna colpa ricade sull’ambasciatore. Su uno stesso piano figurativo, ma con diversi riferimenti, appare il nostro proverbio “chi va con lo zoppo impara a zoppicare” che si trasforma in tedesco in “Wer mit Hunden zu Bett geht, steht mit Floehen (wieder)  auf”, che letteralmente significa che chi va a letto con i cani si risveglia con le pulci e quindi prenderà delle caratteristiche del cane, gli assomiglierà, come si intende anche dal nostro proverbio. Se da noi basta dire “a buon intenditore poche parole” per indicare che sono sufficienti poche parole per farsi capire da chi ne ha le competenze, in tedesco si possono utilizzare ben due modi per dire la stessa cosa: “Dem Kenner reichen wenige Worte” e “Dem Weisen genügt ein Wort”, indicando rispettivamente come al conoscitore bastino poche parole e che per il saggio sia sufficiente una parola.

Tanti altri proverbi, modi di dire e espressioni si possono aggiungere a questi, che fanno capire la vivacità e la ricchezza di una lingua. Comparando e analizzando si sollevano altre considerazioni sulla cultura e si può finire per arricchire il proprio vocabolario. In seguito si potrà rimaneggiarlo, riadattarlo e reinterpretarlo a proprio piacimento perché in fondo la lingua è uno strumento con cui si può anche giocare. L’uso di espressioni idiomatiche rende senz’altro il linguaggio più variopinto e dinamico e all’occorrenza potrebbero essere sfoderate per fare bella figura con il proprio interlocutore, anche parlando in una lingua straniera!

Autore: Valentina Lo Iacono

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Valentina Lo Iacono

Appassionata di lingue, letteratura e ogni aspetto culturale che possa essere definito tale. Ama viaggiare e dedicarsi alle attività collaterali che un viaggio comporta. Di recente ha maturato anche un forte interesse per la tecnologia, che le offre spunti interessanti per la stesura di alcuni articoli. Qualche anno fa è approdata a Berlino e ancora non se n'è andata. Quando non scrive qui, la trovate su Cocktail di libri, un blog dedicato alla lettura e a riflessioni sull'italiano.

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