“Memoria”

Questo è il titolo di una bella canzone degli Indochine, un gruppo rock francese.

Su Wikipedia la prima definizione per “memoria” è “la capacità del cervello di conservare informazioni“. La Germania di ieri l’ha per lungo tempo obliata: mi riferisco a quella del nazionalsocialismo e della DDR, allorché ha negato l’esistenza dei Lager o del programma “Eu-Aktion T4“, progetto di eutanasia ai tempi del Terzo Reich.

Durante il nazionalsocialismo infatti, specie con l’approssimarsi della sconfitta del ’45, il regime ha cercato di cancellare ogni memoria dei propri atti nefandi, incendiando i Lager ed i loro tristi archivi. Peraltro nella cd. “soluzione finale” in danno di ebrei in primis, nonché di zingari, omosessuali, persone affette da malattie mentali (dal 1939 anche contro i bambini minorati fisici e/o mentali) vi è sempre il concetto di annientamento, di un processo di reificazione e distruzione tramite sia lo Zyklon-B (insetticida usato nelle camere a gas in combinazione chimica), sia il fuoco e quindi l’incenerimento, per dimenticare tutto e tutti.

Anche il regime della DDR ha dapprima raccolto ogni tipo di informazione non solo politica, ma personale sui suoi compagni dell’Est, per poi tentare ogni cancellazione e distruzione dei relativi archivi con l’approssimarsi della caduta del Muro.

La nuova Germania, anche quella di oggi, ha fatto i conti con se stessa e con la sua storia dolorosa. Ha dedicato: alla vittime dell’Olocausto il memoriale di Mitte (in memoria dal 2009 anche di: omosessuali, sinti e rom perseguitati), altro monumento alle vittime del T4, solo per fare due esempi eclatanti.

Ecco allora che in questa carrellata storica a macchia di leopardo si muove di notte in una modernissima Berlino con la sua macchina -quasi del tempo- il cantante leader del citato gruppo, Nicola Sirkis, da Potsdammer Platz con il meraviglioso Sony Center, verso Alexanderplatz, per giungere poi alla Porta di Brandeburgo ed alle funzionalissime gallerie.

Mai come in questi anni viene celebrata a Berlino la memoria, elemento fondamentale per tutti noi ed in particolare per gli ebrei, che nei secoli hanno sempre ricordato gli eventi positivi e ancor più quelli negativi. A tale riguardo il termine “Zakhor”, “ricorda” (Es. 20,8; Dt. 5,12) è un imperativo e tale memoria deve essere scolpita nel cuore di ogni ebreo, ed io aggiungo, di ogni uomo.

Come ha infatti chiarito il semiologo Ugo Volli: “Non c’è identità o appartenenza senza memoria.”.

A Chanukà (la festa della luce che trionfa sulle tenebre) vicino alla porta di Brandeburgo viene innalzato un gonfiabile simboleggiante una enorme Menorah, ossia la lampada ad olio a sette braccia propria della cultura e religione ebraica.

dsc_4134Camminando poi per le strade di Berlino, sui marciapiedi si trovano le “Stolpersteine” dell’artista tedesco Gunter Demnig (da noi le cd. pietre di inciampo), ossia pietre ricoperte da placche in ottone incorporate nel selciato stradale davanti all’ultima abitazione della persona deportata con la sua data di nascita, la data di deportazione e di morte, se conosciuta: il discrimine da persona a non-persona è proprio la data di deportazione e l’attribuzione tramite tatuaggio di un numero su di un braccio (vedasi anche Donatella Di Cesare “Se Auschwitz è nulla. Contro ogni negazionismo” o Pierre Vidal-Naquet “Gli assassini della memoria“).

In ogni ricorrenza queste placche vengono lucidate, circondate da fiori ed illuminate da una candela…ciò avviene con particolare cura in occasione della notte tra il 9 ed il 10 novembre (la cd. notte dei cristalli), ossia nella ricorrenza di quella notte nel 1938, quando vennero devastate le sinagoghe, i cimiteri, nonché le case e le vetrine nei negozi degli ebrei e questi vennero rastrellati in Germania, Austria e Cecoslovacchia al fine di deportarli. In quel giorno sono uscita da casa ed ho visto una sorta di altarino per strada, poi la sera rincasando il relativo cero era non solo stato acceso, ma protetto dal vento con una bottiglia di plastica tagliata, affinché quella fiamma non fosse spenta ed allora anche io, a mio modo, ho detto una preghiera e mi sono commossa.

Autore: Violetta

DISSONANZE vuole essere una piccola rubrica ove parlare di alcune “divergenze” percepite da un occhio italiano a Berlino, contrasti che potrebbero essere più formali che sostanziali, se si vuole essere europei e sintetizzare molteplici aspetti culturali, che convivono molto bene qui. Leggi gli altri articoli

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Violetta

Sono italiana e faccio su e giù tra Berlino e Roma dall'estate del 2014. Amo il mare, stare all'aria aperta, leggere ed imparare cose nuove, nonché viaggiare in compagnia. In BerlinitalyPost parlo di alcune "divergenze" percepite da un occhio italiano a Berlino; contrasti che potrebbero essere più formali che sostanziali, se si vuole essere europei e sintetizzare molteplici aspetti culturali, che convivono molto bene qui a Berlino.

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