L’inaspettato che sconvolge. I primi corti italiani all’Interfilm Festival di Berlino.

L’inaspettato che sconvolge. I primi corti italiani all’Interfilm Festival di Berlino.
Photo Credit To Barbara Ricci

Ieri sera prima proiezione della sezione italiana della 32. Edizione dell’Interfilm Festival di Berlino. Oltre ai corti in concorso e ai vari programmi speciali quest’anno il focus è sull’Italia e sulla Cina. Il nostro paese è presente con cinque sezioni, ognuna delle quali ha un tema. Quella proiettata ieri sera al Roter Salon della Volksbühne, (storico teatro della ex DDR nel centro di Berlino), un grande salone dalle tinte e dalle luci rosse con divani e sedie adibito a sala cinematografica, si intitola” Without Warning”. Ed è appunto l’inatteso il tema che in maniera disparata accomuna gli otto corti selezionati da Sarah Dombrink, la giovane coordinatrice del Festival. Sarah mi spiega che è rimasta affascinata da un certo modo di raccontare (“story telling”) la realtà, un modo tutto italiano secondo lei: un misto di dark e di umore, di inquietudine ed ironia.

Gli otto cortometraggi presentati ieri sera, di cui tre di animazione, sono stati girati tra il 2009 e il 2015. Sono produzioni molto diverse l’una dall’altra per contenuto e stile, ma accomunate quasi tutte da un elemento di disturbo, un imprevisto, che si intromette e che spariglia le carte in tavola, che devia i piani regolati della quotidianità; un fattore inaspettato che costringe i protagonisti a soluzioni estreme, a volte liberatorie, altre volte coercitive, ma quasi sempre disperate.

Il primo cortometraggio, “The Cricket” (Il Grillo), diretto da Stefano Lorenzi, racconta di un operaio edile a lavoro in un aeroporto italiano. Un suono però lo distrae e lo inquieta, un suono che assomiglia al frinire di un grillo. L’uomo cerca di continuare il suo lavoro ma il ripetersi di quel cinguettio così vicino eppure invisibile lo porta all’esasperazione. Alla fine distrugge il lavoro appena fatto e si mette alla ricerca della fonte di quel suono. E lo trova. Nello sconcerto totale lascia il cantiere ed esce fuori, all’aperto, con l’insetto addosso. L’uomo se ne va via libero, come se fosse stato lui stesso liberato invece che liberatore, finalmente affrancato da qualcosa che lo opprimeva. Un finale liberatorio.

Il secondo corto è animato. Brevissimo, appena due minuti: “Loop Experiment”, di Donato Sansone.
È un’animazione raccontata come un fumetto: fatto di carta e disegni e di una mano vera ed abilissima che li muove velocemente davanti ai nostri occhi regalandoci la storia. Sono dei personaggi appena disegnati che si prendono a pugni e si decapitano e lottano in un crescendo esilarante e divertente.

In “La Tana”, regia di Lorenzo Caproni, l’elemento inatteso è rappresentato da un vecchio amico omosessuale del protagonista, un giovane uomo sposato. L’incontro ci rivela la natura ambigua di un apparente perfetto marito di famiglia con moglie e figlio in vacanza al mare. Riporta a galla delle pulsioni inconfessabili. È l’istinto quello più brutale che esce fuori con una crudezza e crudeltà da lasciare spaesati. Ma sono due mondi separati che vengono descritti qui: quello delle pulsioni più inconfessabili e quello regolato e quotidiano, due universi che non si toccano e che non hanno apparentemente nulla a che vedere l’uno con l’altro. 

In “Silenziosa-mente”, un corto animato diretto da Alessa Travaglini, veniamo immersi in un mondo surreale ed onirico in cui i politici hanno le sembianze di cani e di gatti e si abbaiano e si miagolano addosso. È un viaggio molto suggestivo sia per la particolarità dell’animazione che per il simbolismo intrinseco.  Le parole e le lettere che le compongono appaiono come degli elementi inquietanti, di disturbo. Si entra dentro un sogno-incubo da cui si vorrebbe uscire per restare in silenzio per sempre.

Nel corto “L’impresa” invece, diretto da Davide Labanti, siamo in Emilia Romagna. Un’impresa di famiglia solida ma, per colpa della crisi e delle banche, a rischio fallimento. L’unica via d’uscita è anche questa volta inquietante: l’imprenditore, per salvare la sua azienda e garantire un futuro ai propri dipendenti e alla sua famiglia, decide di simulare un incidente di lavoro per poter poi far intascare alla figlia il denaro dell’assicurazione sulla sua vita. Una via d’uscita disperata di un uomo onesto. Una scelta lucida, terribilmente logica e tragica.

In “Non senza di me”, il corto diretto a Roma nel 2015 dal giovane figlio d’arte Brando de Sica, e interpretato da Max Tortora, assistiamo ad un rapporto d’amore soffocante: quello di un padre onnipresente e di suo figlio ventenne succube e obbediente.  La vita del giovane è decisa e regolata fin nei dettagli dal genitore, che sceglie e decide per lui in un rapporto fagocitante. In una giornata di mare invernale sul litorale romano, il padre si addormenta e il figlio sparisce. Dopo otto anni ritroviamo il padre solo ed ingrigito in giro per un quartiere della Roma bene assieme al suo cagnolino. Torna a casa e viene sorpreso dalla visione del figlio sparito. Le ultime due battute del corto sono emblematiche: “Papà mi spiace… volevo solo vivere” confessa il figlio. “Non senza di me” gli risponde il vecchio padre, e in una risata isterica lo abbraccia e lo uccide. Anche questo un finale amaro e tragico. Un essere umano adulto, colto e apparentemente “normale”, che risulta incapace di uscire dalle proprie ossessioni e dai propri bisogni primari. Sceglie la soluzione più impulsiva e tragica invece di optare per una via d’uscita razionale e costruttiva. Di nuovo, le pulsioni hanno il sopravvento.

In “Amore d’Inverno”, corto d’animazione, una coproduzione italo-spagnola diretta da Isabel Herguera, ci troviamo di fronte al mistero dell’amore. L’animazione è bellissima e suggestiva. Figure pulsanti davanti ad un paesaggio naturale innevato. “Perché tutta questa fede nelle parole? L’amore è silenzio”, recita una voce fuori campo. E assistiamo a figure umane maschili e femminili che si guardano in silenzio. Anche qui le parole sono vacue ed inutili.

E infine l’ultimo corto: “Nell’ora che non immaginate”, un breve film fortemente visionario e simbolico, per la regia di David Gallarello, presente in sala. Qui c’è un vecchio cristo inchiodato a terra (Roberto Herlitzka) e intorno a lui un cardinale (Giorgio Colangeli, tra l’altro già tra i protagonisti del corto “L’impresa”) e una schiera di undici personaggi che prima lo osservano indifferenti, poi lo raccolgono, lo portano in una costruzione abbandonata e fatiscente e lo seppelliscono vivo in una bara di vetro ben sigillata. Il vecchio Cristo muore e poi resuscita. Ma non può uscire dalla bara di vetro. È solo. Sarà una scimmia, lì nascosta, a liberarlo. Il corto è diviso in tre movimenti: passione, morte, resurrezione. Il regista David Gallarello risponde alle domande del pubblico a fine proiezione. Spiega che il suo Gesù così avanti negli anni è una scelta precisa: il simbolo religioso che Gesù rappresenta è oramai vecchio, datato. È una metafora della mancanza di fede del mondo attuale. Il sacro è morto, spiega Gallarello, ed è stato rimpiazzato da un vuoto. “E la scimmia?”, gli chiediamo. E lui risponde che la scimmia rappresenta la grazia. È la nostalgia di un mondo arcaico e sacro da cui proveniamo ma che abbiamo perso.

Questa volta, aggiungo io, è l’elemento arcaico che ci salva, che salva un’umanità svuotata.

Autore: Barbara Ricci

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Barbara Ricci

Mi chiamo Barbara, ho 44 anni, sono nata a Roma e frequento la Germania dal ' 98. Sono un' attrice. Ho lavorato sia in Italia che in Germania per diverse produzioni televisive.  Mi sono anche laureata in Lingue ( Francese e Inglese) alla III Università di Roma.  Ho due figli ( Niccolò di 14 e Sophia di 9) che frequentano entrambi scuole italo-tedesche. Mio marito è tedesco (attore anche lui) e insieme abbiamo vissuto prima a Monaco di Baviera, poi a Berlino dal 2005 al 2007, Roma, Colonia, e nel 2011 siano tornati a Berlino. Qui in Germania non ho solamente lavorato come attrice, ho anche saltuariamente esercitato altre professioni, soprattutto di intermediazione tra aziende tedesche e italiane e nell "Assistenza Clienti". Adoro Berlino, oramai fa parte di me, ma in tutti questi anni  ho sempre mantenuto  un legame solido e imprescindibile con la mia città natale, Roma, e con l' Italia.

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