“I fatti di Colonia” tra Franca Viola e Franca Rame: “NEIN HEISST NEIN”

“I fatti di Colonia” tra Franca Viola e Franca Rame: “NEIN HEISST NEIN”

Pochi conoscono Franca Viola sia in Italia, sia all’estero.
E’ una donna siciliana vivente, di circa settant’anni, originaria di Alcamo ed è stata la prima donna in Italia a rifiutare il matrimonio riparatore: avete capito bene, ha detto no al suo stupratore.
Una Donna da parte delle Donne, che ha contribuito al progresso civile di questo Paese e all’emancipazione di noi tutte: per questo le sono profondamente grata.
Dice di se stessa che:
«Non fu un gesto coraggioso. Ho fatto solo quello che mi sentivo di fare, come farebbe oggi una qualsiasi ragazza: ho ascoltato il mio cuore, il resto è venuto da sé. Oggi consiglio ai giovani di seguire i loro sentimenti; non è difficile. Io l’ho fatto in una Sicilia molto diversa; loro possono farlo guardando semplicemente nei loro cuori.»

Ed invece è stato un gesto coraggioso, perchè -appunto- fatto col cuore, ben consapevole della “vergogna” a cui esponeva se stessa e la sua famiglia; ancor più consapevole che magari nessun altro omuncolo l’avrebbe potuta volere accanto a sé.
Franca è stata rapita all’età di 17 anni assieme al fratellino minore, stuprata e segregata per circa due settimane da più omuncoli. Ciò che le è capitato era stimato all’epoca dei fatti, in Italia, come reato contro la morale e non contro la persona e quindi l’unico modo per riparare quell’onore violato era il matrimonio con l’autore del delitto. Franca però, anche con l’appoggio della sua famiglia d’origine, dice no a tutto questo e diviene un simbolo di Libertà e di Dignità non solo per sé, ma anche per molte altre Donne.
In seguito Franca si è sposata, fortemente voluta da suo marito, ha messo su famiglia, è stata ricevuta dal Papa di allora in Vaticano e di recente è stata insignita della più alta onorificenza della Repubblica Italiana, è Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito e di questo ringrazia con gentilezza infinita gli uomini più importanti della sua vita: suo padre e suo marito, che l’hanno amata e la amano moltissimo….e io, così, giù a piangere e a commuovermi, vabbuò…

“Io non sono proprietà di nessuno, nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto, l’onore lo perde chi le fa certe cose, non chi le subisce”.

Maggiormente nota invece è Franca Rame, attrice teatrale e moglie di Dario Fo, anch’egli attore teatrale italiano insignito del Premio Nobel per la Letteratura per la satira graffiante sul potere in Italia. In realtà si tratta di uno scherzo del destino, di una di quelle tante beffe, a cui sono assoggettate le Donne italiane.
Eh sì, perché -a mio sommesso avviso- il Premio andava assegnato più volte a Franca, la moglie: non solo perché ha sopportato più volte le numerose scappatelle del marito sentendosi in molte circostanze -sue testuali parole- di essere divenuta invisibile per Dario Fo, anzi “un soprammobile del salotto“, ma soprattutto perché nel 1973 è stata sequestrata, corcata di botte e stuprata da una cellula neofascista della destra eversiva contraria all’attività artistica ed eterodossa sua  e di suo marito, che tuttavia -si badi- non è stato anch’egli oggetto di stupro.
In verità Franca aveva aderito al movimento femminista fin dai primi anni ’70 e preso posizione su alcune questioni bollenti della storia repubblicana italiana (mi riferisco ad es. al caso Pinelli), pertanto se volessimo scomodare un’odiosa considerazione di un certo politico nostrano…”era una che se l’andava cercando“.
Ad anni di distanza dal fattaccio Franca Rame trova la forza e il coraggio di condividere il suo dramma, impersonandolo nello spettacolo “Tutta casa, letto e chiesa“, andato in onda sulla RAI durante un noto programma anni ’80: Il teatro come terapia per rivivere, superare, impersonando i propri drammi…
Per favore fasciatevi di silenzio (magari quando i vostri familiari o coinquilini sono andati a dormire), mettevi una cuffia acustica e guardate il link di seguito…

Personalmente sono stata pervasa da un senso di: impotenza, dolore, sopruso, violenza, viltà, sopraffazione di una forza bruta su un qualcosa di delicato, una bottiglia di acido muriatico versato su di una carne viva…e molto altro, anzi altro che “me too” di certe persone…

E tra queste due Franche, queste due meravigliose Donne italiane io ci metto “i fatti Colonia” dell’ultimo dell’anno del 2016. Secondo il settimanale Der Spiegel quella notte alcune centinaia di giovani erano nel piazzale tra la stazione e la cattedrale gotica per festeggiare San Silvestro. I luoghi sono presidiati dalla polizia in assetto antisommossa che si ritrova, secondo il suo rapporto, a fronteggiare: “Circa 500 persone apparentemente ubriache e con un comportamento aggressivo Sono in maggioranza maschi che sparano razzi e fuochi d’artificio in modo incontrollato“. Più tardi, nella stessa serata, il numero sale ad almeno 1.500 con lo scoppio di risse, lanci di bottiglie e di petardi, tanto che la polizia si impegna a riportare l’ordine. Nel frattempo giungono al commissariato le prime segnalazioni di molestie e sexuelle Nötigungen, abusi sessuali.

Il Bundestag, la camera bassa del Parlamento tedesco, ha approvato recentemente una nuova legge che amplia la definizione giuridica di quello che può costituire uno stupro: la legge è conosciuta come “No significa No” e, in breve, dice che si può parlare di stupro anche se la vittima si è limitata a dire di “no” al rapporto sessuale anche se non ha lottato per evitarlo, come prevedeva la vecchia legge. La nuova legge è un buon passo avanti per un paese in cui la legislazione in materia di violenza sessuale era molto datata, ma secondo qualcuno ha ancora diversi limiti. Ora la legge dovrà essere approvata dalla camera alta del Parlamento, il Bundesrat, che voterà probabilmente dopo la pausa estiva dei lavori.

La Germania è considerata un paese piuttosto arretrato rispetto ad altre nazioni sviluppate quando si tratta di leggi sullo stupro: lo stupro coniugale è diventato un reato penale solamente nel 1997.
Prima di oggi la legge sullo stupro (che rientra nella sezione 177 del codice penale tedesco ed è del 1998) non si concentrava sul consenso e diceva anzi che la prova di una violenza sessuale era a carico di chi la subisce: una violenza sessuale, cioè, poteva essere definita stupro se chi l’aveva subita aveva provato fisicamente a difendersi e poteva dimostrarlo in tribunale. Se invece il rifiuto era stato espresso verbalmente con un semplice “no”, l’aggressore non poteva essere condannato. L’evidente inadeguatezza di questa legge ha fatto in modo che molti stupratori non siano stati puniti per i crimini che hanno commesso: i centri e le associazioni che si occupano di donne che hanno subito una violenza sessuale parlano di 107 casi non puniti nel 2014. L’agenzia di stampa DPA dice che ogni anno in Germania vengono commessi 8.000 stupri e che solo il 10 per cento circa viene denunciato e che una sola denuncia su 10 porta a una condanna.

Secondo le attiviste e chi si occupa di violenza contro le donne, la nuova legge è positiva ma non è abbastanza coraggiosa: non offrirà comunque una protezione adeguata a quelle donne che non saranno in grado di esprimere chiaramente la loro mancanza di consenso perché ad esempio in stato di incoscienza al momento dello stupro o perché sono drogate, ubriache o in stato di shock (molte donne stuprate hanno testimoniato che hanno scelto di non reagire alla violenza per paura che la loro resistenza potesse peggiorare la situazione). Il principio giusto su cui costruire una legge, dicono quelli che si occupano di queste cose, non dovrebbe essere quello del “No”, ma quello del “Sì”, quello cioè del consenso esplicito. Un buon riferimento citato dalle femministe tedesche è quello della legge approvata in California nel 2014 e soprannominata “Yes Means Yes”: la legge californiana rovescia la prospettiva partendo dal principio che un rapporto sessuale vada accettato e non che da quel rapporto una persona si debba difendere: occorre insomma un consenso chiaro perché l’atto sessuale non sia violenza.
La nuova legge rende inoltre più facile l’espulsione degli stranieri che vengono riconosciuti colpevoli di stupro.

La decisione di conservatori e socialdemocratici di intervenire sul codice penale tedesco è stata presa dopo le aggressioni sessuali avvenute a Colonia il Capodanno 2016. In totale, dopo quella notte, la polizia ha ricevuto 1.527 denunce. Le donne che hanno subito aggressioni di tipo sessuale sono 626, ma solo pochi degli aggressori sono stati effettivamente condannati.

Se i Tribunali tanto in Italia, tanto in Germania non hanno spesse volte dato adeguata soddisfazione alle Donne di tutte le latitudini geografiche, queste hanno però trovato modi bellissimi e nobilissimi di: rivivere, impersonare i propri drammi interiori e raccontarli attraverso il teatro, come Franca Rame, o la pittura come Artemisia Gentileschi che invano nell’ormai lontano ‘600 italiano aspettava un matrimonio riparatore all’orrore subito dal maestro di pittura Agostino Tassi, dovendo pure subire atroci torture durante il suo processo per stupro, dolori che sublima nel quadro della decapitazione di Oloferne ad opera di Giuditta.

Per fortuna gli uomini, come le donne, sono tutti diversi e così mi piace ricordare un pensiero del poeta inglese.

La donna è uscita dalla costola dell’uomo,
non dai piedi perché dovesse
essere pestata,
né dalla testa per essere superiore,
ma dal fianco per essere uguale…
un po’ più in basso del braccio
per essere protetta e dal lato del
cuore per essere Amata.

(William Shakespeare)

Autrice: Violetta

DISSONANZE vuole essere una piccola rubrica ove parlare di alcune “divergenze” percepite da un occhio italiano a Berlino, contrasti che potrebbero essere più formali che sostanziali, se si vuole essere europei e sintetizzare molteplici aspetti culturali, che convivono molto bene qui. Leggi gli altri articoli

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Violetta

Sono italiana e faccio su e giù tra Berlino e Roma dall'estate del 2014. Amo il mare, stare all'aria aperta, leggere ed imparare cose nuove, nonché viaggiare in compagnia. In BerlinitalyPost parlo di alcune "divergenze" percepite da un occhio italiano a Berlino; contrasti che potrebbero essere più formali che sostanziali, se si vuole essere europei e sintetizzare molteplici aspetti culturali, che convivono molto bene qui a Berlino.

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