Die Farbentherapie delle italiane tra i negozi di Kreuzberg e i giardini di Dahlem.

Die Farbentherapie delle italiane tra i negozi di Kreuzberg e i giardini di Dahlem.

Die Farbentherapie ovvero cromoterapia, cioè la terapia del colore é nota in molte culture fin dall’antichità.

La “magia dei colori” ha un ruolo curativo: nella medicina popolare cinese dove il colore dei vestiti e della stanza sono parte della cura stessa; nella medicina indiana dell’ayurveda i colori sono abbinati ai sette chakra, “punti di energia” corrispondenti alle principali ghiandole del corpo; come nell’antico Egitto ed in Grecia, dove si usavano unguenti, minerali e cristalli colorati. Lo scrittore latino Gaio Plinio Secondo (23-79 d.C.) ci parla del potere curativo dei colori.

Il grande letterato tedesco Johann Wolfgang von Goethe indaga in modo approfondito, nella sua “Teoria dei colori” (1810), l’azione sensibile dei colori e della loro influenza sullo stato d’animo. Da tale opera, ai primi del Novecento, trae spunto l’austriaco Rudolf Steiner, esoterista e fondatore dell’antroposofia,  per teorizzare alcune applicazioni terapeutiche dei colori, tra le quali la terapia artistica e pittorica antroposofica.

Vi ho già detto in altro articolo che uno dei mie più grandi problemi nel trasferimento in Germania é stato la mancanza di luce, perché proprio questa mancanza non tonalizza adeguatamente persone e cose e comunque mi ha parecchio intristito qui a Nord. Così, ad un certo punto, ho iniziato a pensare che una buona cura poteva essere quella di enfatizzare il mio antico e folle amore per i colori, iniziando a esaltare questo aspetto: ho iniziato a vestirmi “come un pappagallo brasiliano”…ed effettivamente molto volte ho sognato e desiderato ardentemente di trovarmi al carnevale di Rio de Janeiro, altro che Fasching con le solite quattro maschere stereotipate per bambini!

Ecco allora che mi sono messa i Dr. Martens a fiori, zucchetti di lana giallo limone, maglie e magliette in tutte le sfumature di rosa e violetto e poi, zacchete “Rot”, “rossoooo a cannone”, specie sulle labbra e sulle unghie…se penso che un poraccio m’ha detto: “non sei proprio tipo da rossetto rosso”…no comment.

Questo caleidoscopio di colori ha avuto non solo un effetto positivo su di me, ma talvolta anche su qualche genitore della scuola dei miei figli, dicendomi che mettevo loro il buon umore…non che ci voglia poi tanto con certo grigiume che gira nei cieli berlinesi invernali!

Dicevo che mi sono sempre piaciuti i colori anche per il fatto che da piccola dipingevo: mio padre mi ha messo per la prima volta i pennelli e gli acquarelli in mano, dipingemmo assieme una campagna, avevo sei anni e stavo comodamente sulle sue ginocchia. Ho continuato a dipingere fino ai primi anni della scuola superiore, poi mi sono bloccata, per così dire inaridita. Anni fa avevo pensato a riprendere, ma nulla, poi mi ci é voluto questo grigiore e pure qualcun altro. E’ stata la mia amica Letizia a motivarmi: una donna che soltanto all’idea di mettersi un maglioncino con qualche tonalità diversa dal beige o giù di lì stava per stramazzare al suolo, quando le ho proposto in un negozio second hand un cardigan di Etro (peraltro a due soldi).

In seguito vengo invitata a casa sua e mi sembra di stare in una di queste belle gallerie d’arte berlinesi…ma che bei quadri penso tra me e pure che non me li potrò mai permettere, ma interessarsi non guasta. Et voilà scopro che è lei la pittrice dai colori psicadelici e talvolta molto arditi. Scoperto il mistero: non se li mette addosso i colori lei, ce li ha proprio dentro. Ed ancora penso tra me che ho trovato la mia fatina turchina, quella che mi rimetterà in mano il pennello. Così la tampino, la circuisco e fissiamo l’appuntamento a casa sua. Sono abbastanza emozionata, come se mi dovessi lanciare nel vuoto, del tipo, che faccio !? Mi butto o non mi butto ? L’angolo della casa dove ci sistemiamo é raccolto, pieno di materiali, colori, pure cianfrusaglie: mi mostra i suoi lavori, mi spiega la sua filosofia della pittura e qualche cosa di base, mette una tela sul cavalletto e un cartone di prova su di un altro supporto, scelgo i miei colori e inizio.

Devo dire che non ho assolutamente alcuna chiara idea in testa, anche se mi sento soltanto profondamente ispirata da questo nuovo inizio e profondamente confidente con i colori: attacco con un fondo glicine (uno dei miei fiori preferiti), per poi passare al giallo, arancione fluo (amo anche gli Stabilo boss) e carminio…quindi vado a staccare con uno sgargiante verde erba e concludo con le sfumature del mare, che mi manca tanto qui a Berlino. Il risultato della giornata e ciò che vedete in copertina sotto forma di bozzetto, che alla fine mi piace più della tela. Letizia mi invita a fare delle pause, a sedermi e a osservare ciò che dipingo da più prospettive e con diverse prospettive di luce, mi guida passo, passo, come se stessi apprendendo nuove competenze e abilità, come un genitore che prende la manina del pupo, che muove i primi passi. Alla fine uso pure una bomboletta di tinta per capelli, che trova più fortuna sui dipinti che su di me, perché sapevo che a fine esperimento avrei voluto ancora una volta portarmi il colore addosso e così mi sono pure fatta immortalare in giardino tra i colori di ciò che avevo prodotto e mi sono sentita veramente in pace con me stessa e come un topo nel formaggio.

Se i pennelli non fanno per voi, né vi é venuta alcuna curiosità di provare, potete comunque immergervi in uno dei quartieri più interessanti di Berlino, Kreuzberg sia per l’abbondanza di murales bellissimi (ci vorrò scrivere un articolo dedicato), sia per i negozi fantastici.

Uno di questi mi é stato segnalato da un’altra mia amica, Irma, che mi ha cantato le lodi di Pick & Weight“, un negozio second hand, dove si può comprare sia tanto al kg, sia al pezzo.

Sono assolutamente seria é un’esperienza valida quanto la contemplazione dei murales, é un luogo dello spirito e veramente a portata di tutte le tasche, altro che portare i pupi in un anonimo centro commerciale, portateli in questo negozio: é la versione umana  e artificiale della mescolanza di colori dei fiori e piante nel giardino di Schloss Sans Souci a Potzdam. Queste due foto solo soltanto per darvi un’idea del luogo.

E di solito le anime colorate comunicano e si mescolano in qualche maniera, dipingendo o facendo shopping, ce ne é per tuti i gusti, quindi concluderei con la considerazione di un altro tedesco a me caro.

La natura ha migliaia di colori, e noi ci siamo messi in testa di ridurne la scala solo ad una ventina

(Hermann Hesse)

 

Autrice: Violetta

DISSONANZE vuole essere una piccola rubrica ove parlare di alcune “divergenze” percepite da un occhio italiano a Berlino, contrasti che potrebbero essere più formali che sostanziali, se si vuole essere europei e sintetizzare molteplici aspetti culturali, che convivono molto bene qui. Leggi gli altri articoli

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Violetta

Sono italiana e faccio su e giù tra Berlino e Roma dall'estate del 2014. Amo il mare, stare all'aria aperta, leggere ed imparare cose nuove, nonché viaggiare in compagnia. In BerlinitalyPost parlo di alcune "divergenze" percepite da un occhio italiano a Berlino; contrasti che potrebbero essere più formali che sostanziali, se si vuole essere europei e sintetizzare molteplici aspetti culturali, che convivono molto bene qui a Berlino.

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