Teatro italiano a Neukölln. Fassbinder nelle cantine della Kindl Brauerei. Una testimonianza

Teatro italiano a Neukölln. Fassbinder nelle cantine della Kindl Brauerei. Una testimonianza
Photo Credit To Martina Della Valle

L’Atelier sulla Neckarstrasse 19 a Neukölln è uno spazio multiculturale autogestito da giovani artisti provenienti da tutto il mondo.

Nel dicembre 2014 hanno fondato Artistania, un’organizzazione no-profit che fa dell’eterogeneità culturale il suo punto di forza e di partenza. Nel loro sito www.artistania.org si legge: “… destabilizzare i sistemi consolidati, mischiare linguaggi e folclori, creare nuove forme di arte, scambiarci know-hows…tutto ciò rappresenta la quotidianità della nostra associazione”. Il loro motto è “learning by doing”. Nel giro di un anno hanno ripulito quelle che erano le cantine, i sotterranei del vecchio birrificio di Neukölln e le hanno trasformate in un centro culturale interdisciplinare. Qui vengono proposte mostre di arte visiva, workshop di teatro, concerti e tanto altro. E´ un luogo anarchico, molto vasto, parecchio “kaputt”. È uno spazio tipicamente berlinese. Qui il regista e attore italiano Maurizio Lupinelli ha offerto un laboratorio teatrale sfociato in una “esposizione”, uno spettacolo finale, andato in scena sabato 30 gennaio 2016.

locandina

Ho avuto l’audacia e la fortuna di partecipare da attrice a questa avventura e ci tengo a scriverne. Ovviamente essendo parte in causa la mia non è una recensione e non potrebbe mai esserlo; sono solo delle impressioni scaturite dalla forza dell’esperienza vissuta, impressioni che credo valga la pena condividere in quanto non accade spesso che un regista italiano di questo spessore venga a Berlino e si esibisca in una situazione così anticonvenzionale. Io e altri nove attori, professionisti e non, la maggior parte italiani ma anche stranieri, abbiamo lavorato su un testo di R.W. Fassbinder: Il sangue sul collo del gatto. Un testo portato in scena la prima volta da Fassbinder in Germania nel 1971. Il regista Maurizio Lupinelli, che in Italia ha già lavorato sui testi di Fassbinder e su quelli di diversi altri autori di lingua tedesca (B. Brecht, H. Achternbusch, P. Weiss, W. Schwab) ha costruito su di noi il suo spettacolo. Ci ha reso testimoni del suo processo di creazione, delle sue visioni. Un processo in cui mi sono sentita materia da plasmare, ma anche parte attiva. Attrice appunto. Attrice che agisce ma che può farlo solo all’interno di una partitura finemente orchestrata dal regista. Uscire da tale partitura sarebbe stato “stonato” e “fuori luogo”. Per me come per gli altri. Ci siamo messi a completa disposizione di Maurizio Lupinelli, delle sue visioni e costruzioni; seguendo il suo istinto e la sua guida abbiamo dato voce e vita al dramma e alla bellezza dei personaggi di Fassbinder, muovendoci quasi interamente dentro un fascio di luce. Un fascio di luce che tagliava in due gli ambienti del vecchio birrificio. In sottofondo la musica di Mahler.  Il pubblico in piedi posizionato intorno, di fronte e dietro gli attori. Il gioco di luci e buio all’interno di un luogo così potente in cui ci siamo ritrovati a provare prima e ad esibirci poi, è stato una suggestione indimenticabile. Così come l’uso delle maschere in siparietti esilaranti. E poi la scena finale, corale, in cui tutti i personaggi vengono “annientati” da Phoebe l’extraterrestre, dalle loro stesse parole che perdono ogni senso compiuto. Personalmente sono stata fagocitata da questa esperienza intensissima. Ho vissuto (e non solamente io, so di parlare anche a nome di altri) per dodici giorni al di fuori della vita “quotidiana”, quella che scorreva al di sopra delle vecchie cantine del birrificio in disuso.

Foto: Luca Pasquali

Il teatro è di per sé un’esperienza totalizzante, ma credo che il cercare di farlo dentro uno spazio così forte e per certi versi claustrofobico (delle cantine appunto, senza luce naturale) lo sia ancora di più. Ogni giorno entrare in quel luogo era già di per sé un’immersione dentro lo spirito della messa in scena.  Venivamo automaticamente trasportati sensorialmente dentro una dimensione “altra”, una dimensione fittizia sì, ma molto più densa e vera della vita “reale” lì fuori. La dimensione necessaria per fare teatro a mio parere.

Maurizio Lupinelli ci ha inebriato e stupito e affascinato e confuso e insegnato tante troppe cose per poterle digerire in appena dodici giorni. Ce ne vorranno molti altri per assimilarle e capirle. Spero vivamente che l’esperienza possa ripetersi. Siamo andati in scena avendo avuto pochissimo tempo a disposizione, mettendo a posto gli ultimi dettagli poco prima dell’esibizione. E´ stato difficile e faticoso. Nonostante ciò e nonostante l’emozione e l’inesperienza di molti di noi, ce l’abbiamo fatta.  Grazie alla maestria e al carisma stracolmo di umanità e bellezza di Lupo-Lupinelli, grazie al luogo in cui ci siamo ritrovati a muoverci e a parlare (in italiano e tedesco fondamentalmente, ma a tratti anche in spagnolo e in inglese) siamo riusciti a calarci per quasi un’ora dentro la magia del teatro, di fronte ad un pubblico numeroso sopra ogni aspettativa. 

Questa esperienza magica e tanto impegnativa non sarebbe stata possibile senza l’intermediazione e l’organizzazione di Mauro Paglialonga, un giovane regista che vive a Berlino da qualche anno e che è stato già  attore per Maurizio Lupinelli in Italia. Un ringraziamento particolare anche ad Elisa Pol, attrice e cofondatrice con Lupinelli della compagnia Nerval Teatro, creata a Ravenna nel 2007. I costumi di Sofia Vannini, le luci di Luca Villa.

 

Per approfondimenti su Maurizio Lupinelli e sul Nerval Teatro: 
www.nervalteatro.it

Pubblicazioni: 
“La ferita. Dentro il teatro di Maurizio Lupinelli” 
A cura di Marco Menini. Angelo Longo Editore, 2015

 

Autore: Barbara Ricci

About The Author

Barbara Ricci

Mi chiamo Barbara, ho 44 anni, sono nata a Roma e frequento la Germania dal ' 98. Sono un' attrice. Ho lavorato sia in Italia che in Germania per diverse produzioni televisive.  Mi sono anche laureata in Lingue ( Francese e Inglese) alla III Università di Roma.  Ho due figli ( Niccolò di 14 e Sophia di 9) che frequentano entrambi scuole italo-tedesche. Mio marito è tedesco (attore anche lui) e insieme abbiamo vissuto prima a Monaco di Baviera, poi a Berlino dal 2005 al 2007, Roma, Colonia, e nel 2011 siano tornati a Berlino. Qui in Germania non ho solamente lavorato come attrice, ho anche saltuariamente esercitato altre professioni, soprattutto di intermediazione tra aziende tedesche e italiane e nell "Assistenza Clienti". Adoro Berlino, oramai fa parte di me, ma in tutti questi anni  ho sempre mantenuto  un legame solido e imprescindibile con la mia città natale, Roma, e con l' Italia.

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