Siamo tutti lo straniero di qualcuno

Siamo tutti lo straniero di qualcuno
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Mi arriva una notifica sul cellulare; controllo: viene dalla casella di posta certificata, quindi è importante, ha a che fare con lui.

Leggo velocemente il messaggio e scarico l’allegato: un modulo di richiesta di autorizzazione per lo svolgimento di una particolare attività didattica al di fuori del GA (gruppo appartamenti) e della scuola (a cui ho già peraltro dato l’autorizzazione alla firma digitale sul registro elettronico).

Compilo il modulo con i miei e i suoi dati in modo abbastanza meccanico; del resto, col lavoro che faccio di scartoffie ne firmo decine e decine ogni giorno, e per me sono routine.

Ma stavolta mi fermo. Queste sono firme che fanno i genitori, e io non sono un genitore. Non in senso proprio, almeno.

Sono un tutore, una tutrice di un MSNA, un minore straniero non accompagnato. Non sono un genitore, non sono un educatore, non sono un tutore legale. Sono una cosa nuova per una realtà nuova che ha generato bisogni e spazi nuovi. Una legge del 2017 (la legge Zampa) istituisce e definisce la figura del tutore volontario di minori stranieri non accompagnati, cercando in questo modo non solo di proteggere i minori che arrivano in Italia, ma di offrire loro –tramite una figura istituzionale- uno status che permetta loro di seguire un percorso di formazione e di beneficiare di un particolare sistema di accoglienza che in Italia è diventato, in questi ultimi anni, un punto di riferimento nel caos amministrativo, politico e umanitario europeo.

Il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) è un sistema di “accoglienza diffusa”, che permette a tutti coloro che rientrano nelle categorie dette di essere ospiti –in piccoli numeri- di strutture gestite dai comuni: questi garantiscono vitto, alloggio e la possibilità di un “riscatto”.  Il caso specifico dei MSNA è particolarmente delicato: in quanto minori hanno diritto ad asilo e protezione fino al raggiungimento della maggiore età. Tralascio qui i problemi che questa legge lascia aperti, come il vuoto legislativo all’indomani del compimento del diciottesimo anno (a cui però si sta cercando di porre rimedio) o come la reale difficoltà nell’attribuzione dell’età nel caso in cui (ma è pressoché sempre così) i ragazzi arrivino in Italia senza documenti; mi concentrerò sulla mia esperienza.

L’autorità Garante per l’Infanzia ha bandito, in varie regioni italiane, già dal 2017, un corso di formazione gratuito per chi voglia diventare tutore volontario di MSNA; la partecipazione è aperta a tutti coloro che manifestino sinceramente il desiderio di “dare una mano” in modo concreto.

Io ho frequentato il corso (30 ore) nel mese di gennaio 2018. Cosa ho capito? Ho capito che la prima cosa da lasciar andare, quando si decide di fare qualcosa per gli altri, è il proprio ego. Quella sottile e subdola soddisfazione che nasce dall’ipertrofia dell’io, che si sente “buono” nel fare del “bene”, orienta lo sguardo su di sé invece che sull’altro, e non accetta di riconoscere l’estraneità e di superarla cambiando radicalmente la prospettiva.

Quello che ho capito è stato che nulla delle mie convinzioni doveva essere usato come filtro per guardare negli occhi chi viene da una parte del mondo di cui so pochissimo, e che se davvero volevo essere un ponte, avrei dovuto accogliere lo straniero accettando di essere io straniera.

Sono stata convocata dal Tribunale dei minori il 30 ottobre, e ho saputo che mi stava aspettando un ragazzo di 16 anni, partito da solo dal Burkina Faso nel 2013, a 11 anni.

Ho incontrato Moumouni i primi giorni di novembre, presso lo Sprar di via dei Colombi 191, a Roma. Abbiamo cominciato a fare lezione di italiano, e, lentamente, a stabilire un contatto. Moumouni è gentile e si impegna tanto per imparare la lingua: va a scuola ogni giorno e beneficia di una tessera mensile dei mezzi pubblici e di due ricariche per il cellulare.

Oltre alla sua giovane vita e a una speranza di scoprire per cosa è nato, non ha.

Io lo so che è tutto. Quello che desidero è che lo sappia anche lui.

Il decreto sicurezza del ministro degli Interni depaupera in modo significativo i sussidi agli Sprar, mentre incentiva i Cpr (centri di permanenza per i rimpatri), sovraffollati, caotici e pronti a esplodere, come del resto è accaduto a Bari il 15/12).

Dedico questo mio breve articolo a Mimmo Lucano, che ha saputo ridare vita a Riace grazie alla speranza che ha saputo infondere in chi arrivava senza più nulla.

About The Author

Giulietta Stirati

Sono di Roma, dove sono nata il 8/10/1966 e dove vivo, con due cani e quattro gatti. Ho studiato con passione al liceo classico e ancor di più all'università, dove ho imparato a "leggere" e a lasciarmi affascinare dal mondo sconfinato dentro parole, musica e immagini. Contrariamente a quanto pensassi, il luogo migliore dove viaggiare e scoprire questi tesori nascosti l'ho trovato nelle aule dei licei, dove insegno lettere e latino dal 1995. Grazie alle richieste -esplicite e inconsapevoli- dei miei studenti ho mantenuto e mantengo viva la curiosità, quella meravigliosa molla che mi spinge sempre ad andare oltre. A loro anche devo ciò che sono oggi. Coltivo molte passioni, oltre alla lettura, ma qui ne citerò due: amo follemente Berlino -tanto da star progettando il mio trasferimento in questa città che sento mia- e la sua storia, e amo correre: ho corso con mia sorella la maratona di Berlino a settembre 2015 e mi sto allenando per quella di Roma. ....e il tedesco? Presto sarò bilingue!

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