intervista a Elisabetta Scapicchi


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Intervista a Elisabetta Scapicchi, 29 anni, psicologa, Berlinitaliana dal 2013.

Incontro Elisabetta…. Al telefono. Purtroppo lei adesso risiede in Soest, piccola provincia della Renania Settentrionale – Westfalia; dove vive con il fidanzato medico, che partecipa attivamente all’intervista. Il clima è molto gioviale.

1 – “ Perché hai deciso di venire proprio a Berlino e cosa facevi prima in Italia? Da quanto tempo sei qui e che lavoro facevi prima di questo? ”

In Italia abitavo nella provincia di Venezia, e facevo…. La disoccupata. Nel senso che qualcosina facevo, aiutavo a tenere i bambini, oppure negli asili; ma nulla di quello per cui ho studiato anni e anni. Viene da se che il motivo della partenza è stato la situazione economica e la mancanza di prospettive lavorative del nostro paese, soprattutto in ambito psicologico. Sono atterrata a Berlino per caso, anche se la meta era la Germania, per fare la ragazza alla pari.

2 – “ Raccontaci qualcosa della tua attività qui…”

Qui ho iniziato come ragazza alla pari appunto, ho aperto una partita iva per aver la libertà di fare la “freelance” poi ho trovato un piccolo studio in condivisione con altri psicologi, due volte la settimana, e mi sono iniziata a fare un po’ di pubblicità in giro. Nel frattempo lavoravo per i servizi sociali come educatrice (Jugendamt). Per sei mesi ho fatto cosi, fino a che non ho trovato un ospedale che cercava una psicologa italiana a Soest appunto, e mi sono trasferita.

3 – “Com’è stato l’impatto con la mentalità tedesca e quali sono le difficoltà che un italiano può incontrare in rapporto alla mentalità tedesca”?

Non ho avuto, in realtà, molto raffronto con la mentalità tedesca se non nei servizi sociali. Il problema per me è stato che fossero più organizzati e burocratici del previsto. Nonostante ciò tutto funziona molto bene e velocemente;  mai ho riscontrato problematiche durante la ricerca della documentazione di cui avevo bisogno. Il contrasto con la nostra mentalità è forte, siamo più solari, aperti… dobbiamo imparare a saperci raffrontare con una cultura più chiusa e riservata.

4 – “ La cosa di Berlino che più ti affascina e quella che meno sopporti”?

E’ la stessa cosa…. Che a Berlino trovi di tutto, ovunque, di ogni genere. Il che è una cosa magnifica ma la sua faccia negativa è la spersonalizzazione : sei uno dei tanti.

5 – “ La cosa che ti manca di più e che ti piace dell’Italia e quella che invece sei felice di aver lasciato?”

La cosa che più mi manca dell’Italia è ovviamente il cibo, il clima… mi piace molto anche il modo di porsi della gente, l’apertura, la solarità delle persone. Sono contenta di essermi lasciata alle spalle la disoccupazione e la crisi del mio settore soprattutto per i giovani.

6 – “ Quale è il tuo cibo preferito a Berlino”?

Il Kebab!! Anche gli Hamburger…. E di dolce il “Bubble thea” un the cinese con queste palline gommose ripiene di succo … lo puoi trovare in un baracchino della metropolitana di Wittemberg Platz.

7 – “ il tuo posto del cuore a Berlino”?

E’ un monumento… la Porta di Brandeburgo. Dico sempre che me la metterei in giardino (affianco alla Fontana di Trevi, precisa). Forse questo legame è dovuto al fatto che la prima volta che l’ho visitata pioveva, ed era incorniciata da un arcobaleno meraviglioso.

8 – “ Che cosa consiglieresti a chi si sta per trasferire a Berlino”?

Di imparare la lingua prima, è l’unica maniera per integrarsi realmente a pieno.

9 – “ Quale pregiudizio verso gli Italiani dovrebbero abbandonare i tedeschi e viceversa”?

(il fidanzato suggerisce il fatto che gesticoliamo) ma all’unanimità io e Elisabetta pensiamo che invece sia vero! Quindi Elisabetta mi risponde di abbandonare gli stereotipi e i luoghi comuni verso gli italiani (“Pizza, mandolino, mafia…”) inoltre mi dice che, spesso, gli è stato detto che noi Italiani all’estero facciamo troppa comunità tra noi, integrandoci più lentamente di altre popolazioni; secondo lei non è cosi. Per gli italiani invece, abbandonare l’idea che il tedesco sia una lingua dura e “arrabbiata”, basta conoscerla per scoprire la sua musicalità.

10 – “Tre cose da avere per essere felici a Berlino”

Un gruppo di amici, un lavoro… ma soprattutto un appartamento!

Autore: Lucrezia Butera

About The Author

Lucrezia Butera

Sono Genovese, Laureata in Psicologa Generale e specializzata in Criminologia all’Università di Torino poi abilitata alla professione presso l’ateneo di Firenze. Nel mio studio offro consulenza psicologica e percorsi terapeutici personalizzati per adulti, bambini e adolescenti; la mia idea di percorso terapeutico è volta a lavorare sul soggetto più che sulla problematica, perché ognuno di noi è il centro di se stesso. Ho prestato consulenza presso comunità terapeutiche per minori autori di reato e non, nelle quali ho avuto modo di apprendere e applicare le differenti tecniche di Arteterapia e la loro rielaborazione. Ho formato percorsi di terapia di coppia e famigliare, presso il Centro Studi per la Terapia della Coppia e del Singolo di Genova oltre che consulenze di gruppo volte alla cura dei disturbi di tipo emotivo che possono inficiare la sfera sessuale, famigliare, lavorativa e sociale del paziente. Ho concluso il mio percorso di studi con un Master in consulenza tecnica di ufficio per il lavoro con i tribunali penali (CTU/CTP). Appassionata di psicologia infantile, sono venuta a Berlino per conoscere le realtà degli asili bilingue, presso i quali ho lavorato nel 2015. Attualmente sono impegnata all’interno di "Infermieri Italiani" , progetto per la consulenza e il sostegno degli italiani a Berlino sotto ogni punto di vista (medico e psicologico) , dove organizzo corsi di: • arte terapia infantile • pre/postparto • mindfullness • terapia del singolo • consulenza familiare Faccio inoltre parte della redazione di questo giornale “Berlinitaly.post” dove scrivo articoli a sfondo psicologico sociale.

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