Covid-19: Dubbi e certezze sull’utilizzo delle mascherine

I dubbi
In questi giorni in molti si chiedono quale sia l’uso corretto delle mascherine e soprattutto quale funzione abbiano queste ultime in ambito preventivo. Mentre l’efficacia di altre misure profilattiche -come il frequente lavaggio delle mani e la cosiddetta cough etiquette (tossire nel cavo del gomito e utilizzare solo fazzoletti di carta)- è approvata dalla comunità medica internazionale, la questione mascherine appare piú complessa. Per capire meglio come e cosa fare, riportiamo di seguito i consigli dell’OMS, del Robert Koch Institut e del primario di virologia dello Charité di Berlino, Christian Drosten.

Le spiegazioni
OMS (WHO o World Health Organization) e il Robert Koch Institut.
Sia l’OMS che il Robert Koch Institut prescrivono l’uso di mascherine chirurgiche come misura preventiva agli operatori sanitari. L’OMS sconsiglia l’uso di mascherine da parte di persone sane, in quanto non ci sarebbero prove scientifiche a sostenere l’efficacia di questa pratica. L’OMS inoltre aggiunge che un aumento in richiesta di tali protezioni mediche potrebbe avere come conseguenza una difficoltà di approvvigionamento nell’eventualità ci siano focolai epidemici.

In caso l’uso di mascherine fosse comunque necessario, l’OMS raccomanda di seguire alcune regole, in modo da ridurre il rischio di trasmissione associato ad un uso scorretto delle mascherine:

 

  • posizionare la mascherina sulla bocca e sul naso in modo da ridurre lo spazio tra il viso e la maschera
  • evitare ad ogni costo di toccare la mascherina con le mani
  • togliere la mascherina dalla parte dei lacci o degli elastici senza toccarla davanti
  • non riutilizzare la mascherina una seconda volta ma buttarla via subito

Ulteriori informazioni sull’utilizzo delle mascherine si trovano nei seguenti video:

(COVID-19) advice for the public: When and how to use masks

 

Christian Drosten, virologo del Charité

Nel podcast della NDR “Das Coronavirus-Update” del 23 marzo, il primario di virologia dello Charité, Christian Drosten (uno dei primi ad identificare il SARS-Cov nel 2003), ha dichiarato invece che l’uso di mascherine fai da te da parte della popolazione può essere davvero efficace nel prevenire nuovi contagi. Infatti scialli, fazzoletti o mascherine cucite in casa possono servire a proteggere non tanto se stessi quanto gli altri dall’essere infettati col Covid-19. Drosten parla in questo caso di un “Gesto di cortesia,” gesto che non solo trova utile, ma che consiglia vivamente di adottare. Vi è anche un altro effetto positivo che deriva dall’indossare una mascherina alternativa (quindi non chirurgica), cioè quello psicologico. Indossando una protezione, le persone hanno maggiore consapevolezza del pericolo di contagio e quindi si comportano in maniera più disciplinata, tralasciando atteggiamenti potenzialmente dannosi come quello di toccarsi il viso, sfregarsi gli occhi o toccare la bocca. Ciononostante Drosten non si dimentica di sottolineare che le mascherine chirurgiche dovrebbero essere prerogativa degli operatori sanitari, in quanto strumenti di lavoro necessari che purtroppo iniziano a scarseggiare su tutto il mercato europeo.

L’unica certezza: essere solidali aiuta

Parafrasando quello che dice Drosten: proteggendo gli altri proteggiamo anche noi stessi.

Da un lato bisogna essere dunque “cortesi” verso le persone che incontriamo per le scale, per strada, in metropolitana o nei supermercati, indossando una protezione fai da te. Dall’altro ci viene chiesto di rimanere solidali con coloro che incorrono-per via del loro lavoro- pericoli maggiori, non sottraendo loro il materiale necessario per continuare ad aiutarci.

About The Author

Paola Colombo

Mi chiamo Paola Colombo, classe 1982. Nata a Torino da padre italiano e madre polacca sono cresciuta a Chieri, sulle colline limitrofe, tra ciliegi e Freisa. Nel 2005 ho barattato il mio balcone con vista Monte Rosa con una finestra sui canali di Amsterdam. In Olanda ho lavorato come assistente universitaria, interprete, traduttrice e insegnante di lingue e mi sono laureata in lettere e lingua inglese alla Vrije Universiteit. Nell’estate del 2015 ho rifatto le valigie, questa volta con destinazione Berlino. Amo la poesia americana del dopoguerra e il doo wop, la letteratura inglese ottocentesca e la storia. Forse perché a volte mi capita di avere la testa fra le nuvole, sono inoltre attratta dai fenomeni meteorologici estremi. Probabilmente peró la vera ragione sta nel fatto che cicloni, tornado e uragani sono forze incontrollabili. Come le storie, quelle che mi piace scrivere, leggere o guardare, il cui impeto nasce da qualcosa di normale, talvolta sottovalutato, ma che poi sorprendentemente cresce diventando un turbine che affascina, un turbine chiamato racconto. Proprio uno di questi racconti/incontri mi ha portato a scoprire Berlinitaly.

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