Corona-Warn-App. L’applicazione è sicura? Tutte le informazioni più importanti.

Corona-Warn-App. L’applicazione è sicura? Tutte le informazioni più importanti.

L’applicazione “Corona-Warn-App” (let. applicazione allerta Corona) è disponibile a partire da martedì 16.06.
L’applicazione è obbligatoria? Quanto sicuro ne è l’uso? Facciamo chiarezza.

Berlino.

  • Da martedì mattina, la Corona-Warn-App del Governo Federale tedesco è finalmente disponibile – dopo molti ritardi
  • Lo scopo dell’app: facilitare l’identificazione delle catene di contagio e prevenire nuovi contagi da coronavirus
  • Quel che è certo: per ottenere l’effetto desiderato nel contenere i contagi, almeno il 60% della popolazione dovrebbe scaricare l’app
  • L’applicazione è obbligatoria? Quanta batteria consuma? L’app aiuta davvero a contenere il coronavirus in Germania? Rispondiamo a tutte le domande sulla Tracing App

In realtà, l’applicazione governativa avrebbe dovuto essere utilizzata già da tempo come strumento nella lotta contro il coronavirus, ma è stata lanciata solo ora, dopo essere stata sottoposta a diverse revisioni da parte degli sviluppatori.

Il ministro della Salute Jens Spahn (CDU) aveva spiegato in precedenza che l’applicazione per il tracciamento digitale delle catene di contagio doveva in primo luogo essere resa tecnicamente interessante per raggiungere poi il suo scopo, cioè un utilizzo il più ampio possibile. L’opposizione ha criticato le lunghe settimane di preparazione. Ciononostante, secondo il Ministero della Salute, l’applicazione in breve tempo è già stata scaricata sei milioni di volte (aggiornato al 17 giugno, alle ore 10.00).

Il lancio della Corona-Warn-App è stato rimandato più volte. Prima è stato detto: sarà pronta ad aprile. Poi aprile è diventato maggio. Infine l’app è arrivata a metà giugno. Ma a cosa serve? E incrementa davvero la sicurezza? Chiariamo le questioni più importanti.

Corona-warn-app: a cosa serve?
La Corona-Warn-App dovrebbe informare -a posteriori- gli utenti che si sono trovati nelle vicinanze di una persona risultata positiva al Coronavirus.

Agli utenti non viene comunicata l’identità di tale persona. Inoltre l’app non vi comunica se vi trovate in un determinato momento accanto a una persona infetta. L’app quindi non sostituisce le attuali regole sulla distanza di sicurezza.

Per ottenere l’effetto desiderato nel contenere i contagi, almeno il 60% della popolazione dovrebbe scaricare l’app. Questo dato deriva da uno studio dell’Università di Oxford. Ciononostante gli esperti ci tengono a sottolineare: conta ogni installazione. Gli effetti positivi dovrebbero essere evidenti anche con un numero significativamente inferiore di utenti.

Come funziona la Corona-Warn-App?
Quando l’app è installata sullo smartphone, l’apparecchio invia continuamente all’area circostante, tramite lo standard radio Bluetooth, un numero identificativo (ID) generato casualmente. Parallelamente, l’apparecchio controlla costantemente se e per quanto tempo riceve segnali Bluetooth da altri smartphone nelle vicinanze.

Non appena due utenti con la Corona-Warn-App installata si trovano in prossimità l’uno dell’altro per un certo periodo di tempo, i loro smartphone si scambiano il rispettivo numero identificativo.

Se un utente dell’app risulta positivo, può segnalarlo nell’app. Esiste anche un sistema per impedire false segnalazioni. Infatti, la persona risultata infetta riceverà a questo scopo, dal dipartimento di sanità pubblica, un codice di verificazione, che dovrà introdurre al momento della segnalazione.

Nel momento in cui l’utente infetto segnala il contagio tramite l’app, verrà inviata un’allerta a tutti gli utenti che si sono trovati negli ultimi 14 giorni nei pressi di questa persona per almeno dieci minuti o a una distanza critica inferiore a due metri. Questi utenti possono poi a loro volta contattare l’autorità sanitaria locale.

Corona-Warn-App: Possiamo venire sorvegliati tramite l’applicazione?
No, è praticamente impossibile. Il codice sorgente dell’app può essere visualizzato in modo trasparente sulla piattaforma GitHub. Svariate analisi del codice non hanno individuato alcuna backdoor o altre anomalie.

Per settimane si è discusso se i dati degli utenti dovessero essere memorizzati a livello centrale sui server delle autorità sanitarie. Diversi esperti della protezione dei dati, ma anche informatici hanno denunciato i pericoli legati ad una sorveglianza di massa e ad un uso improprio dei dati. Alla fine il governo ha quindi ceduto e abbandonato questa idea. Il tutto però ha ovviamente contribuito a ritardare lo sviluppo dell’app.

Coronavirus: L’applicazione Corona sarà presto obbligatoria?
No, secondo il governo tedesco, rimane espressamente volontaria la scelta di scaricare o meno la Corona-Warn-App. Infatti non tutti possiedono ad esempio uno smartphone con Bluetooth. Inoltre non ci sono prove che le persone che non utilizzano l’applicazione siano svantaggiate.

La cancelliera Angela Merkel (CDU) aveva già chiarito in aprile che l’uso di una simile app non può che essere volontario. Tuttavia sono stati proprio diversi membri del suo partito a mettere più volte in discussione questo principio. Ad esempio, il vicedirettore del gruppo parlamentare CDU/CSU, Thorsten Frei, aveva proposto vantaggi fiscali a chi avrebbe utilizzato l’app.

Proposte come questa mettono in discussione il carattere volontario dell’applicazione, aveva ammonito la Verein Digitale Gesellschaft, che si occupa di diritti civili e diritti dei consumatori online. In una lettere aperta si dichiara infatti che la pressione sugli utenti di installare l’app è già sufficientemente alta. In futuro, il suo utilizzo potrebbe addirittura diventare una norma sociale.

“Chi rifiuta deliberatamente di scaricare l’app, o chi non può usarla perché non ha uno smartphone compatibile o non può permetterselo, potrebbe essere emarginato dagli altri”.

Come viene calcolato il rischio di infezione?
Secondo i ricercatori, il possibile contagio da parte di una persona alla quale ci siamo avvicinati dipende da diverse circostanze. Il rischio reale viene calcolato matematicamente sulla base di quattro fattori:

  • Quanto tempo fa è stato l’incontro con la persona infetta?
  • Quanto tempo è durato?
  • Quanto vicine erano le due persone secondo il segnale Bluetooth?
  • E quanto era contagiosa, secondo una stima, la persona malata al momento del contatto?

Secondo gli sviluppatori dell’app, se moltiplicati, questi fattori si traducono in un valore di rischio, chiamato “Risk Score”. Se questo valore supera una determinata soglia stabilita dal Robert Koch Institut, all’utente viene mostrato un messaggio di allerta sullo smartphone.

Cosa succede se si riceve un messaggio d’allerta?
Chi riceve un messaggio di allerta tramite la Corona-Warn-App potrà farsi fare un test gratuito anche in assenza di sintomi, ha assicurato al “Rheinische Post” il presidente della Kassenärztlichen Bundesvereinigung, Andreas Gassen. “Insieme alle compagnie di assicurazione sanitaria, abbiamo gettato in pochi giorni le basi affinché i medici della mutua- per lo più i medici di famiglia – abbiano la possibilità di somministrare il test a quei pazienti che hanno ricevuto un’allerta tramite la Corona-Warn-App” ha detto Gassen.

Quanto è affidabile la Corona Warning App?
Viste le restrizioni applicate all’app per motivi di protezione dei dati, la si può considerare tecnicamente relativamente affidabile. Non si possono tuttavia escludere falsi allarmi. Diversi test condotti dal co-sviluppatore SAP prima del suo lancio, hanno dimostrato che la Corona-Warn-App da risultati affidabili in circa l’80% dei casi.

Quante persone devono usare l’App Corona perché questa funzioni?
Uno studio di Oxford sostiene che l’effetto desiderato si ottiene solo quando il 60% o più della popolazione scarica l’app. Raggiungere tale percentuale probabilmente non sarà possibile. Oltre il 30% dei tedeschi non possiede infatti uno smartphone.

Di conseguenza non possono installare l’applicazione. E perfino un’applicazione popolare come WhatsApp ha impiegato anni per raggiungere un così alto tasso di installazione. Ma gli esperti sottolineano che ogni singola installazione conta e che effetti positivi possono essere ottenuti anche con percentuali significativamente più basse.

Corona-App: come funziona il tracciamento?
Con l’app, l’utente può verificare se ha avuto contatti con persone infette. Come già detto, ogni utente invia un segnale dal proprio cellulare e ognuno riceve messaggi dall’allerta -non importa se si è in un caffè, a passeggio o al supermercato. Si tratta dunque di un “tracciamento” della salute della società senza precedenti .

Una volta acceso, il cellulare invia e riceve segnali da altri cellulari tramite la tecnologia Bluetooth. La vostra app memorizza i numeri di identificazione anonimizzati di altri utenti nelle vicinanze – i cosiddetti ID.

A intervalli regolari, l’app confronta i numeri memorizzati con un elenco di ID di utenti che hanno segnalato il contagio. In caso di emergenza, viene inviato il messaggio d’allerta- e l’app fornisce anche raccomandazioni sul da farsi. Da ciò che finora è noto sull’app rimane ancora poco chiaro quali siano in concreto queste raccomandazioni “. Per esempio, si può ricevere la raccomandazione di contattare il personale medico specialistico o l’autorità sanitaria responsabile e/o di praticare l’isolamento volontario a casa.”

Chi risulta positivo ha la possibilità di informare gli altri utenti dell’app: la persona in questione può scegliere di inviare al server gli ultimi ID anonimizzati di modo che gli altri utenti abbiano la possibilità di confrontarli coi propri contatti. Mandare tali segnalazioni o meno rimane a libera scelta di coloro che risultano contagiati.

Corona-Warn-App: Cosa dice la politica?

Lo scetticismo nei confronti dell’app rimane – anche all’interno dei partiti di governo. “Il modo in cui l’applicazione Corona è stata lanciata non fornisce sufficiente sicurezza”, ha detto il capo del governo della Sassonia Michael Kretschmer al nostro team editoriale. “La cosa importante oggi per la gente è mantenere un metro e mezzo di distanza e indossare protezioni per la bocca e il naso”.

Anche Tabea Rößner, portavoce della frazione dei Verdi per la politica della rete e la tutela dei consumatori, ha dei dubbi – e anche delle domande: “Ho davvero diritto a un test se l’app dice che ho avuto contatti con una persona infetta? Se il Dipartimento della Salute mi mette in quarantena vuol dire che sono automaticamente in congedo per malattia? Rößner avverte come Kretschmer: L’applicazione non è una “panacea”. Non si può combattere la pandemia solo con essa.

Il politico della SPD Birgitt Sippel ha anche detto che non ci sono finora prove che le applicazioni per il tracciamento dei contatti possano davvero contenere la malattia. E se le prove mancano “ciò che al momento invece c’è sono delle preoccupazioni serie”, ad esempio, quelle che riguardano la protezione dei dati. Anche se il deputato del CDU Andreas Schwab si è espresso a favore di un’introduzione dell’app corona il più presto possibile, secondo lui la cosa più importante comunque resta “mantenere le distanze e lavarsi le mani”.

Cosa dicono i deputati del Parlamento europeo sulle possibilità di successo della Corona-Warn-App?

I membri del Parlamento europeo avvertono di non avere aspettative troppo elevate per quanto riguarda le applicazioni per cellulari nella lotta contro la pandemia da Coronavirus. “I governi nazionali presentano le app come un’arma miracolosa contro la pandemia”, dice l’eurodeputata liberale Sophie in ‘t Veld. Tuttavia il dilemma, che si presenta nella lotta contro questa malattia virale, quello del dover conciliare la tutela della salute con gli interessi economici, purtroppo rimane.

Leggi l’articolo originale in lingua tedesca
Fonte: Berliner Morgenpost

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Paola Colombo

Mi chiamo Paola Colombo, classe 1982. Nata a Torino da padre italiano e madre polacca sono cresciuta a Chieri, sulle colline limitrofe, tra ciliegi e Freisa. Nel 2005 ho barattato il mio balcone con vista Monte Rosa con una finestra sui canali di Amsterdam. In Olanda ho lavorato come assistente universitaria, interprete, traduttrice e insegnante di lingue e mi sono laureata in lettere e lingua inglese alla Vrije Universiteit. Nell’estate del 2015 ho rifatto le valigie, questa volta con destinazione Berlino. Amo la poesia americana del dopoguerra e il doo wop, la letteratura inglese ottocentesca e la storia. Forse perché a volte mi capita di avere la testa fra le nuvole, sono inoltre attratta dai fenomeni meteorologici estremi. Probabilmente peró la vera ragione sta nel fatto che cicloni, tornado e uragani sono forze incontrollabili. Come le storie, quelle che mi piace scrivere, leggere o guardare, il cui impeto nasce da qualcosa di normale, talvolta sottovalutato, ma che poi sorprendentemente cresce diventando un turbine che affascina, un turbine chiamato racconto. Proprio uno di questi racconti/incontri mi ha portato a scoprire Berlinitaly.

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