Doppia intervista con Federica Santi

Doppia intervista con Federica Santi
Photo Credit To Lucrezia Butera

Questa intervista si divide in due parti. Federica ci parla della sua attività di tatuatrice in due diversi momenti, tra Berlino e Roma

Incontro Federica Santi al suo stand alla Lady-Ink, prima edizione della Tattoo Convention tutta al femminile idea Berlinese. Siamo in pieno centro di Neukölln, c’è il sole, è una magnifica giornata di inizio primavera, e il suo viso ci accoglie dal grande manifesto cartonato all’ingresso. È stata scelta la sua fotografia per la pubblicità della manifestazione, notata da un organizzatore che l’ha contattata per sapere se poteva utilizzarla, e in cambio le ha offerto la partecipazione alla manifestazione; la sua prima convention dunque, e che in più la vede protagonista.
Sta tatuando una gamba con il ritratto di Einstein e ci dice di ripassare in un oretta, in tempo per la pausa.

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Iniziamo con domande generali:
Quanti anni hai, di dove sei…e come hai cominciato nel mondo del tatuaggio.
23 (sembra molto più grande in realtà), ho fatto il liceo artistico a Roma poi l’abilitazione per tatuare dopo aver iniziato già un po’ a sperimentare da sola. Primi tatuaggi su di me, sulla mia migliore amica, fino a che sono diventata un po’ più sicura e mi sono lanciata. Finito il corso ho iniziato a lavorare in uno studio, non ho ancora il mio studio personale, lavoro presso questo tatuatore per il momento.

In Italia c’è un po’ l’uso di spostarsi di tatuatore in tatuatore prima di aprirsi qualcosa? È dovuto al fatto che è complesso e dispendioso aprirsi qualcosa o ad altre ragioni?
Sì questo è il terzo studio che cambio in due anni circa, semplicemente perché comunque ti permette di crescere piano piano e fare il percorso che serve, imparare nuove tecniche e idee. Non è particolarmente difficile aprire qualcosa, ma adesso non me la sento, perché vorrei in primis viaggiare un pochino, fare esperienza e poi deciderò di aprire nel momento in cui sento la necessità di avere qualcosa di mio, fisso in un punto.

Cosa ne pensi del panorama berlinese?
È la seconda volta che sono a Berlino, la prima ci ero stata con la scuola, quindi come se fosse la prima (ride) visto che si sa come vanno le gite scolastiche. Mi piace molto comunque, ho spesso fatto un pensiero a spostarmi da qualche parte fissa e Berlino trovo che sia un ottimo mondo in questo settore.

17760224_10211199835926124_8154959418366695991_nQuesta intervista ha lo scopo di cercare di capire la differenza tra il panorama italiano e quello berlinese in ambito di professioni e tatuaggi, quindi tastare se ci sono differenze sul tipo di figure professionali che si “permettono” da un punto di vista professionale di farsi tatuare qui oppure in Italia, e ovviamente quanta visibilità ha questo tatuaggio sul corpo della persona in base al suo mestiere.
Purtroppo in Italia è prassi ricevere richieste come : Vorrei un tatuaggio ma nascosto. Anzi forse il contrario è raro che succeda (quindi tatuaggi in bella vista) le motivazioni sono le più disparate: dal non posso al non trovo lavoro, dal i miei non lo sanno al sono una figura professionale e non “è carino”. La grande maggioranza dei tatuaggi viene eseguita “sotto alla divisa”. Sarebbe per me molto arduo lavorare solo su tatuaggi grandi, appariscenti e vistosi.

Ovviamente, ci viene da pensare sia più una questione di mentalità, perché altrimenti professioni non a stretto contatto con il pubblico come lo chef non avrebbero questi problemi in Italia. Invece pensiamo sia legato al pregiudizio del datore di lavoro nel momento pre-assunzione, piuttosto che al genitore. La differenza con Berlino noi la vediamo per esempio in situazioni come i manifesti pubblicitari : non da molto tempo una scuola di Ausbildung per Infermieri mostrava due giovani tutti tatuati in camice. Cosa ne pensi?
Io logicamente sono di parte, quindi non posso darti la mia opinione a riguardo perché  è naturale che io pensi sia una scemata sociale. Se vado dal medico e ha un tatuaggio sulla mano penso “che fico” ma ovviamente il mio lavoro mi influenza parecchio. Se non fossi stata tatuatrice magari la cultura avrebbe influenzato anche me in questo. Purtroppo non ho molto raffronto con il panorama estero per poter paragonare perché non conosco i mestieri delle persone che per esempio sto tatuando qui.

La tua famiglia come si è posta a riguardo?
Molto di appoggio, mia mamma sono riuscita a tatuarla, mia zia anche e anche mia nonna di 80 anni me l’ha chiesto (ride).

Incontro con Federica dopo la Convention a Berlino

18274863_10213221768884201_4805569413267139647_nConfronto tra Roma e Berlino: il clima della Convention.
Le due convention femminili: il pubblico era più folto a Roma, perché sono già 5 anni che si fa. A Berlino era una prima edizione: ho però lavorato lo stesso. L’organizzazione era migliore a Berlino (catering gratuito per le artiste, stand erano migliori e spaziosi): ci sono stati servizi in più rispetto a Roma, anche perché eravamo 50 artiste; ma anche a Francoforte, con tanti stand, l’organizzazione era eccellente, anche nella fornitura di materiali per il lavoro. A Berlino ci  hanno offerto una torta decorata con la mia immagine!

La tua esperienza di tatuatrice.
Ho iniziato quasi per prova: facevo l’estetista. Cresciuta in un liceo artistico, mi ha sempre incuriosito sperimentare il disegno. A 19 anni mi hanno regalato il kit del tatuatore e ho iniziato su di me con un piccolo cuoricino colorato. Dopo mi sono cimentata con un cliente, ma dopo.  Mi sono lentamente fatta una clientela e ho fatto un corso perché ho sentito che potevo esprimermi in questo modo con la mia arte: ho però continuato con il lavoro di estetista per pagarmi le spese che questo lavoro richiede (macchinette); ho lavorato anche in uno studio, mi sono diplomata al liceo e ho completato il corso. Ho lavorato in uno studio (gratis quasi e facendo la gavetta). Ho poi deciso di lasciare il lavoro di estetista per dedicarmi solo al tatuaggio: ho lavorato in uno studio con un tatuatore che mi ha fatto crescere e mi ha fatto venire la voglia di provare da sola: sono andata quindi a vivere a Barcellona e mi sono mantenuta da sola col mio lavoro. Recentemente mi ha contattato uno studio di Roma, nel quartiere di Trastevere, offrendomi di lavorare per loro. Ho accettato ed eccomi qui.

Che cosa ti piace di Roma che Berlino non ha, e viceversa? Che differenze hai sentito tra romani e berlinesi?
La storia e la sua “aria” particolare, specie il centro. Ovviamente ha anche parti brutte, ma Roma sa incantare. Berlino che è molto più moderna, lo è in tutto. Ci sono meno differenze abissali. Berlino è più underground, e poi non ci sono pregiudizi. Il berlinese magari sta più sulle sue ma è mentalmente più aperto, mentre il romano è spesso gretto e chiuso. Se andassi a stare a Berlino mi mancherebbero gli amici che ti fai in due giorni, ma so che sarebbe molto più “figo”. Non ho visto nessuna discriminazione sui tatuaggi.

Autrici: Lucrezia Butera e Giulietta Stirati
in collaborazione con Tyler Gentilesca

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